Il PNRR è il piano di interventi strutturali predisposto dall’Unione Europea nel 2021 per superare le gravi perdite economiche e sociali generate dal Covid19, in scadenza a fine 2026. L’Italia è stata di gran lunga il paese che ha sfruttato l’occasione molto più di qualunque altro, varando un piano da 194 miliardi di euro, tre volte maggiore di quello della Spagna che è secondo, allo scopo di scuotersi da dosso la grave mancanza di investimenti pubblici che era stata conseguenza delle regole europee che impedivano ad un paese con un elevato indebitamento pubblico come l’Italia di aumentare il deficit di bilancio. L’azzardo del governo Conte, che attivò tale piano ambizioso, fu grande. Dopo tanti anni di mancati investimenti, tutti i settori ne abbisognavano, ma le competenze per realizzarli si erano di molto ristrette.
A un anno e mezzo dal termine dei finanziamenti della UE, quale bilancio si può delineare? Al 1° luglio 2025, 7 delle 10 rate di finanziamento sono state acquisite, per un totale di 140 mld, corrispondenti al 72% della dotazione complessiva, e 64 mld sono già stati spesi, ma gli obiettivi e i traguardi raggiunti sono al 50% e l’assegnazione dei progetti operativi è pari al 92% dei fondi. Molto? Poco? Solo la Francia è un po’ più avanti, ma aveva chiesto solo 40 mld. Il fatto è che le “missioni” messe in campo sono sette (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione e ricerca, coesione, salute, repowerEU, quest’ultima inclusa recentemente) e i progetti operativi ammessi ben 269.300, di cui i 2/3 assegnati alle prime tre missioni. I principali soggetti attuatori sono le imprese (per un terzo), i ministeri e gli enti locali, comuni, regioni, province. Facciamo qualche esempio. I progetti dimensionalmente maggiori sono quelli della RFI (Rete Ferroviaria Italiana): Terzo valico dei Giovi (3,6 mld), Verona-Vicenza (2,4 mld), Brescia-Verona (2 mld) e molti altri al Sud, per un totale di oltre 24 mld. Per l’infrastruttura idrica sono assegnati 15 mld; per la digitalizzazione, specie della Pubblica Amministrazione, 46 mld (ci stiamo tutti abituando all’uso dello SPID e in prospettiva anche della CI elettronica).
Ma in questa missione è incluso anche l’ampliamento delle infrastrutture elettroniche a supporto della ricerca pubblica, negli enti e nelle Università, e di quella delle imprese. Fra i progetti particolari c’è quello volto a riqualificare e valorizzare i borghi italiani, o quelli per dotare molte città di asili nidi e per riqualificare gli edifici scolastici italiani e moltiplicare gli studentati per le università. Le città hanno ottenuto parecchi fondi per la mobilità urbana. Bologna, per esempio, sta costruendo ex novo a tappe forzate una intera rete di tramvie. Anche le Case della salute o Case della comunità sono comprese nei progetti finanziati. Insomma, erano anni, forse decenni, che non si vedeva un fervore di iniziative nuove come in questi ultimi tempi.
L’Italia si è dovuta impegnare in investimenti che avrebbero richiesto un tempo meno compresso, ma ritengo che abbia comunque fatto bene a farlo. Le ricadute saranno quadruplici. In primo luogo, il sostegno all’occupazione, di cui il governo tanto si vanta. In secondo luogo, i miglioramenti di efficienza ottenuti quando gli investimenti saranno conclusi. In terzo luogo, la riqualificazione della Pubblica Amministrazione, che ha dovuto assumere impiegati qualificati come non mai per gestire i progetti, molti dei quali saranno in grado anche dopo di progettare e seguire lavori avanzati. Infine, l’abbrivio che è stato dato al paese fuori dalla routine che attirerà altri investimenti anche privati e anche dall’estero.
Può darsi che non tutte le operazioni saranno terminate in tempo, ma in parte si potrà ricorrere ad altre fonti di finanziamento per concluderle e in parte si potranno dirottare alcuni fondi su obiettivi più facilmente raggiungibili. Ci sono state già due ristrutturazioni del progetto iniziale, se ne potrà avere anche un’altra o forse due. Gran parte della maggiore affidabilità che l’Italia in tempi recenti ha ottenuto è data dalla consapevolezza che il paese sta rendendosi più efficiente senza gravare per gli investimenti sul bilancio pubblico già impegnato in tante emergenze e senza aumentare il debito pubblico. Sarebbe davvero importante che l’opinione pubblica si rendesse conto della necessità di continuare a valorizzare la nostra presenza in Europa, per questi benefici e per tanti altri che non potremmo certamente ottenere restando isolati.
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