Meloni rivendica il contributo “determinante” dell’Italia nel nuovo fondo di equity europeo per l’Ucraina


L’Italia tenta di tornare tra i Paesi protagonisti nel sostegno a Kyiv, ospitando la quarta Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina che giunge dopo quella di Berlino dello scorso anno in cui furono firmati circa 100 accordi per un ammontare di 16,5 miliardi di euro.

“Sono felice di annunciare il contributo determinante dell’Italia alla nascita di un nuovo fondo equity a livello europeo”, ha affermato Meloni intervenendo all’apertura della Conferenza, parlando al fianco del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, del cancelliere tedesco Frederich Merz e del premier polacco Donald Tusk, il cui Paese ospiterà la conferenza nel 2026.

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Come sottolineato da Meloni e dalla stessa Commissione UE, il nuovo meccanismo finanziario punta a sostenere le imprese che intendono investire nella ripresa dell’economia ucraina.

Un messaggio chiaro al settore privato che vede un’ampia partecipazione alla conferenza di Roma con oltre 1.000 imprese: “Il messaggio che vogliamo lanciare oggi agli imprenditori è semplice: non abbiate paura di investire, di costruire, di ricostruire in Ucraina”.

Secondo Meloni, infatti, investire sulla ricostruzione dell’Ucraina “non è un azzardo, è invece un investimento in una Nazione che ha dimostrato più resilienza di qualsiasi altra”. Ma è anche “un investimento sulla pace, sulla crescita economica dell’Europa intera, sulla sicurezza dei nostri cittadini”.

Durante il suo intervento, Meloni ha annunciato l’attivazione di nuovi strumenti a sostegno della ricostruzione, pensati per favorire l’intervento del settore privato e amplificare l’impatto delle risorse pubbliche. “Questa conferenza ci offre ovviamente l’opportunità di sottoscrivere numerose intese. Uno degli ambiti principali su quali noi abbiamo voluto concentrare la nostra attenzione riguarda la creazione di nuovi strumenti, di nuovi meccanismi finanziari che possano accompagnare il lavoro delle aziende e fare da moltiplicatore”:

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La premier ha ricordato come il sostegno italiano passi anche attraverso l’azione delle grandi aziende nazionali, protagoniste in partnership strategiche con omologhe ucraine, tra cui Leonardo, Enel, Terna, Snam, Ferrovie. “Parliamo ovviamente di iniziative concrete, focalizzate su progetti strategici, capaci di disegnare un cambiamento reale”, ha affermato.

Meloni ha aggiunto che sono stati assunti impegni “per oltre 10 miliardi di euro”. Un traguardo importante, ma inferiore rispetto alla Conferenza di Berlino.

“Per ricostruire una nazione martoriata dalla guerra non bastano i soldi, gli ingegneri, gli architetti, gli operai. C’è bisogno di qualche cosa di più. E quel qualche cosa di più è il sentimento. Che il popolo ucraino più di tutti ha dimostrato di conoscere, che è l’amore di patria, l’amore per la libertà, la volontà di garantire ai propri figli un futuro di prosperità, di benessere”.

Nel suo intervento, Meloni ha marcato una netta linea di principio: “Come è scritto anche nella dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7, noi vogliamo lavorare con l’Ucraina anche per non consentire che della ricostruzione possano beneficiare anche quelle entità che hanno contribuito a finanziare la macchina da guerra russa”.

Una presa di posizione che suona anche come un segnale politico, nel contesto del raffreddamento dei tentativi di dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin. Meloni ha voluto rimarcare con forza la determinazione del popolo ucraino e la legittimità della sua resistenza: “Il popolo ucraino ha guardato dritto negli occhi il proprio nemico e ha scelto di combattere. E non ha scelto di combattere perché ama il conflitto. Ha scelto di combattere perché ama quello che sta difendendo. Perché sa vedere oltre quel conflitto”.

Meloni ha poi fatto riferimento al ruolo dell’Italia nella tutela del patrimonio culturale ucraino: “Non è un caso che l’Italia abbia scelto di occuparsi di alcuni dei simboli dei luoghi che compongono il mosaico identitario della nazione Ucraina. Quel luogo è Odessa e quei simboli sono la cattedrale della Trasfigurazione, la Filarmonica, il museo delle Belle Arti. Gemme di un patrimonio culturale splendido che ci appartiene come europei e che, come europei, vogliamo proteggere perché possa essere consegnato a chi verrà dopo di noi”.

Nel finale del discorso, la premier italiana ha tracciato un parallelo tra la ricostruzione italiana del dopoguerra e le prospettive dell’Ucraina. “Mi piace pensare che questa conferenza possa essere il punto di partenza per il miracolo economico dell’Ucraina. E costruiremo quel miracolo insieme”, ha concluso Meloni.

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