I dazi hanno ferito l’economia, ma l’intesa Usa-Ue arriverà. La versione di Bruni (Ispi)


Mancano pochi giorni al 9 luglio, scadenza della moratoria sulle tariffe imposte dagli Stati Uniti sulle merci del Vecchio continente. Un’intesa è possibile e probabile, ma il prezzo pagato fin qui da imprese e mercati è stato tutt’altro che banale. Intervista a Franco Bruni, vicepresidente dell’Ispi

02/07/2025

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Borse spesso knock-out, miliardi di capitale bruciati, panico in diverse forme tra gli investitori e, notizia di queste ore, un taglio lineare da parte di Moody’s ai rating sovrani. Queste le conseguenze tangibili sul breve termine dei dazi.

Insomma, la guerra commerciale ha creato molti problemi. Eppure i negoziati si muovono. E così, nelle ore in cui l’Europa tratta con gli Stati Uniti un aumento delle tariffe al 10% sulle merci importate negli Usa, probabilmente un accordo arriverà, anche se non sarà stato gratis. Formiche.net ne ha parlato con l’economista Franco Bruni, vicepresidente dell’Ispi.

“Oggi dobbiamo mettere agli atti una grande confusione sul tema dei dazi: prima i negoziati, poi l’irrigidimento degli Stati Uniti, le moratorie, i nuovi negoziati. Vede, tutto questo ha avuto un costo economico”, premette Bruni. “Tuttavia penso che alla fine un accordo verrà raggiunto. Ma bisogna fare attenzione. Ci diranno che Stati Uniti ed Europa si sono messi d’accordo su tariffe al 10% e con ogni probabilità sarà così. Ma l’accordo sarà pieno di tecnicismi, di mini-dazi nei dazi e solo gli addetti ai lavori riusciranno a capirci qualcosa. Quindi non illudiamoci che basteranno le dichiarazioni politiche di circostanza”.

Una cosa è certa, era impossibile non negoziare con gli Stati Uniti. “Certo che l’Europa ha fatto bene a negoziare, non c’era scelta. E dico di più, il nostro continente ha il suo peso specifico e sa trattare, a Bruxelles ci sono persone molto preparate, che sanno quello che fanno. Quindi non è che il pallino lo ha in mano solo l’America. Però, come ho detto, alla fine, l’accordo sarà complesso e magari irto di spine”, chiarisce Bruni. “Il vero costo che l’economia globale sta pagando è l’incertezza sui mercati, l’abbiamo vista più volte. Insomma, l’accordo arriverà, ma alla fine avremo pagato tutti un prezzo.”

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Bruni sposta poi l’attenzione sulle Big Tech, dopo che il Canada ha riaperto i negoziati con gli Usa dopo aver fermato la tassa digitale sui giganti della rete. “Trump pensa di equiparare i dazi alle tasse, le tariffe alle imposte sulle grandi imprese del web. Non sono la stessa cosa, ma per il presidente americano fa lo stesso, sono due cose legate tra loro. L’Europa conosce la differenza e infatti sarà più difficile negoziare, perché se si vuole congelare la tassa sulle big tech, bisogna passare per il Consiglio europeo. Quello che voglio dire è che se da parte americana si tende a fare di tutt’erba un fascio, nella logica europea la tassa digitale viaggia su altri binari. Purtroppo temo che però l’imposta finisca con il diventare merce di scambio”.

L’economista, spende infine qualche parola sulle recenti frizioni tra Federal Reserve e Donald Trump, con la prima che ha accusato il governo americano di aver impedito il taglio dei tassi, iniziando la guerra commerciale. “Ha ragione la Fed, i dazi alzano l’inflazione e dunque i tassi vanno tenuti alti. Le critiche della Fed ci stanno, la Banca centrale era pronta a un taglio, ma Trump poi ha cambiato lo scenario”.



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