Il valore dei consumi alimentari fuori casa nel 2024 è stato pari a 107,1 miliardi di euro. e 53,8 miliardi di valore aggiunto, occupando 1,5 milioni di addetti in 382mila imprese, con investimenti complessivi per 2,7 miliardi.
Emerge dal Rapporto ‘Nutrire il Paese, connettere le persone. L’Horeca come ecosistema’, di Italgrob presentatro oggi alla Camera dei Deputati e realizzato da The European House – Ambrosetti,
La distribuzione horeca ha generato 15,3 miliardi di euro di fatturato e 2,7 miliardi di valore aggiunto, occupando 57mila addetti tra diretti e indiretti, compresi lavoratori stagionali, agenti in Partita Iva e servizi logistici. Un universo che conta circa 3.400 imprese e che ha investito 107 milioni di euro. Se i distributori di sole bevande incidono per il 26,8% del fatturato, la quota principale spetta ai grossisti specializzati food con il 47,4%.
La filiera agroalimentare estesa, all’interno della quale l’Horeca svolge un ruolo chiave nel sostegno ai consumi, è un asset strategico con 263 miliardi di fatturato, di cui 186 miliardi del Food & Beverage e 77 miliardi del comparto agricolo. Quanto al prossimo futuro dei consumi fuori casa, a preoccupare le aziende è la riduzione del potere d’acquisto (92%); da qui la necessità di investire su tre aspetti, a partire dall”inverno demografico’ (le persone sole sopra i 65 anni dedicano all’Horeca il 2,4% della propria spesa media mensile, rispetto all’8,3% dei giovani tra i 18 e i 34 anni; ma anche sulla polarizzazione dei consumi, la sostenibilità e l’Intelligenza Artificiale.
Secondo Antonio Portaccio, presidente di Italgrob, i dati emersi “confermano l’importanza dell’intera filiera come motore economico e sociale per il nostro Paese, un pilastro su cui si regge il sistema dei consumi fuori casa. Gli investimenti sostenuti nel 2024 dimostrano l’impegno del comparto verso l’innovazione, la sostenibilità e la modernizzazione del servizio. Per rilanciare la crescita – ha spiegato – e favorire le imprese occorrono norme chiare, misure di sostegno, incentivi fiscali e un quadro regolatorio che accompagni la transizione digitale e ambientale. Il settore è pronto a fare la sua parte: ora serve un’Agenda condivisa per valorizzare un ecosistema che contribuisca ogni giorno alla competitività del Made in Italy e al benessere sociale”.
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