Se la sfida delle imprese è il “valore intangibile”

Dopo la nascita dello spin off accademico, denominato Methrica, per iniziativa di alcuni docenti napoletani della Federico II tra cui Mauro Sciarelli, Pierluigi Rippa e Giovanni Landi prende la luce un osservatorio di eguale nome promosso da Banca Generali Private e dall’Università Federico II.

L’osservatorio si propone di misurare l’incidenza sul valore del piccole e medie imprese degli “asset intangibili”, con particolare riferimento ai percorsi di sviluppo innovativo e sostenibile. Ma che cosa sono gli asset intangibili? Quando si valuta una impresa si tiene conto delle sue risorse in termini di attrezzature industriali, beni fisici, capacità finanziaria. Le quali sostanzialmente costituiscono gli asset tangibili. Molto più complicato è assegnare un valore ad entità non tangibili come i brevetti ottenuti, i marchi, l’ attenzione al welfare… cioè attività e risorse per certi aspetti immateriali, difficili da valutare.

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Questo punto di vista ha incidenza notevole sulla capacità di innovazione e sulla sostenibilità delle Pmi. In realtà alla resa dei conti nessuno inventa nulla di nuovo. Ma per lo più si rivisitano o modificano esperienze già prodotte nel passato. Si pensi all’approccio rivoluzionario che Adriano Olivetti introdusse nelle politiche di organizzazione industriale e della qualità di vita dei lavoratori. Il punto preso in considerazione è che se gli asset intangibili sono da un lato fondamentali nel produrre sviluppo innovativo e sostenibile delle Pmi, dall’altro vi è una oggettiva difficoltà a misurarli con parametri quantitativi. Per determinate grandezze, per quanto rilevanti, non è facile introdurre una metrica. E cioè un sistema di misura. Che consenta di proporre al mercato una valutazione delle Pmi e delle loro attività che integri la loro consistenza in termini di patrimonio industriale e finanziario con la capacità di produrre asset intangibili. Per dirla in breve una impresa che produca contenitori di plastica viene valutata sul mercato in forza della strumentazione che essa possiede e del volume di affari che produce. Ma spesso molto poco vengono considerati nella valutazione i brevetti che essa ha realizzato o le facility che ha messo in campo per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti. Il progetto è facile da illustrare. Meno facile da realizzare. Richiedendo un forte contributo del mondo della ricerca che dia alla metrica messa a punto una solida credibilità scientifica. E un forte contributo del mondo finanziario e delle Pmi che consenta di testare nel corpo vivo del mondo produttivo l’efficacia delle ricerche condotte. L’osservatorio, attraverso una metodologia originale quali-quantitativa e partecipativa, intende evidenziare le buone pratiche e gli ostacoli che le Pmi meridionali incontrano nei processi di sviluppo, puntando a costruire metriche che possano facilitare la misurazione del valore dell’innovazione e della sostenibilità. 
Questa iniziativa si propone di incidere su due versanti. La sostenibilità e la capacità di innovazione. La sostenibilità altro non è che la capacità di dare risposte alle necessità della generazione presente senza compromettere quelle delle generazioni future. 

Gli asset 

Ad esempio evitando di produrre fenomeni di inquinamento o riducendone l’impatto. O di andare in direzioni che, per soddisfare le esigenze di oggi, accelerino l’esaurimento di fonti naturali di primaria importanza. Ed anche attiene alla sostenibilità la capacità di creare ambienti di lavoro di qualità e di favorire la nascita di comunità intorno ai luoghi di lavoro. Fare tutto ciò è molto importante. Riuscire a costruire una metrica che consenta di misurarlo altrettanto importante. Perché se la sostenibilità incide sulla competitività e sul valore di mercato di un’azienda, l’azienda stessa sarà spinta ad operare per creare condizioni sempre di più sostenibili. Un altro aspetto vitale fortemente connesso ai cosiddetti asset intangibili è quello dell’innovazione. Per fare soltanto un esempio dell’importanza nella capacità di produrre innovazioni si pensi alla storia dell’industria conserviera nel mezzogiorno che segnò la vera e propria nascita l’industrializzazione nel sud d’Italia. In proposito scrissi sul Mattino qualche tempo fa «Francesco Cirio percorrendo l’entroterra campano, rimase colpito dalla maestria con cui le donne preparavano le conserve di pomodoro fresco…» e dalla qualità della materia prima che germogliava in loco. E nacque così lo stabilimento di Castellammare di Stabia grazie al quale il pomodoro diventò il fiore all’occhiello delle industrie conserviere Italiane. Poi vennero altri stabilimenti. Grazie ai quali, alla fine dell’Ottocento, partì il processo di industrializzazione del sud. Francesco Cirio puntò decisamente sui processi di innovazione. Intervenendo sulle tecniche di conservazione. E alla modernità delle strumentazioni e delle procedure di conservazione si accoppiava la qualità dei luoghi di lavoro.

La dirigenza aziendale prestava particolare attenzione alle esigenza delle lavoratrici le cui condizioni di lavoro venivano definite quasi perfette. Quasi una anticipazione della visione di Olivetti. 
Ecco, le iniziative di Methrica si collocano in continuità con le più importanti esperienze imprenditoriali provando a collocarle dentro una costruzione efficace e scientificamente garantita. Con la convinzione di fornire un utile servizio, non più rinviabile, al mondo del piccole e medie imprese. Affinché esse non navighino a vista sia pure in mani abili ed esperte ma possano far riferimento ad un menu di regole che derivano da studi approfonditi e verifiche sul campo.