Modelli di business sostenibili per le aziende italiane

È necessario riflettere in questo periodo, segnato da cambiamenti radicali e incertezza, spesso dettate anche da agende politiche ben poco lungimiranti, in cui sono emerse nuove domande sul business, sulla Sostenibilità-as-usual e su cosa sia importante per rendere i modelli di business sostenibili effettivamente desiderabili

Di cosa parliamo quando trattiamo i modelli di business sostenibili (Sbm) nel 2025? Gli Sbm nel 2025 non sono certo quelli del 2015. Ma vediamo innanzitutto, cosa sia un modello di business sostenibile. La risposta non è nella definizione.

Definire un Sbm è un esercizio impegnativo, non solo perché la maggior parte delle definizioni è piuttosto vaga e aperta ad ampie interpretazioni, ma esse sono piuttosto irrilevanti rispetto alla questione chiave per la Sostenibilità nel business: andare oltre la Sostenibilità ordinaria.

Bisogna distinguere gli Sbm dai modelli di business tradizionali. Sebbene le definizioni abbiano una capacità limitata in questo senso, questa distinzione può essere meglio spiegata esplorando l’idea generale di adottare una visione più olistica della creazione di valore, soprattutto in termini di come viene creato, per chi e come viene recepito.

Ciò è importante poiché oggi la maggior parte delle aziende ha adottato la Sostenibilità, ma spesso lo fa continuando a dare priorità alla massimizzazione dei profitti e alla crescita a breve termine.

Questi sforzi volontari consentono alle aziende di fare ciò che le mette a proprio agio, non ciò che devono fare. Di conseguenza, i risultati sono in genere poco ambiziosi e, nella migliore delle ipotesi, incrementali.

Questa è ciò che definisco Sostenibilità-as-usual, ovvero una mentalità che tiene le aziende in una sorta di sandbox: un ambiente che potrebbe contenere alcune buone idee e un disagio minimo, ma non offre alcun percorso reale verso il profondo cambiamento sistemico di cui abbiamo urgente bisogno.

Andare oltre la Sostenibilità-as-usual è un Sacro Graal inafferrabile

Finora ho incontrato davvero poche aziende disposte ad adottare un approccio che ponga al primo posto la Sostenibilità, dando priorità ai valori sostenibili anche quando ciò potrebbe andare a scapito dei profitti a breve termine. Spesso si tratta di rifiutare il quadro obsoleto e insostenibile del capitalismo azionario.

In pratica, tuttavia, la situazione è più complicata. Un’azienda può intraprendere azioni coraggiose in un’area e continuare a operare in modo sostenibile come al solito in un’altra. Potrebbe investire in pratiche di agricoltura rigenerativa più costose, pur continuando a fare affidamento su imballaggi monouso e dispendiosi.

Per dare senso a queste contraddizioni, ragiono su 4 regole:

1. guardate la foresta, non solo uno o due alberi: serve il quadro completo
2. concentratevi sulla materialità: osservate ciò che conta davvero, anche se l’azienda cerca di minimizzarlo
3. verificate la presenza di incongruenze significative, come un forte impegno per il clima a fronte dell’incapacità di garantire salari dignitosi nella supply chain
4. fate attenzione ai segnali di intenti più profondi, come il sostegno a stili di vita con temperature di 1,5°C (ovvero una riduzione della domanda di nuovi prodotti e un migliore utilizzo di ciò che già abbiamo), le pressioni per politiche climatiche più incisive o l’apertura a idee radicali e trasformative

Bisogna mettere insieme le prove per delineare una visione solida del Dna della Sostenibilità di un’azienda per verificare se stia compiendo progressi concreti verso il superamento della Sostenibilità-as-usual.

Crediti immagine: Depositphotos

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Christian Sansoni: astrofisico per la sostenibilità, cerca di unire It ed Esg per aiutare le aziende a misurare, secondo le norme Iso, i loro impatti sul Pianeta. Collabora con GreenPlanner per rendere gli ambiti Esg alla portata di tutti | Linkedin