Il primo semestre del 2025 si è chiuso con 249 operazioni di Private Equity, il numero più elevato mai registrato nei primi sei mesi di un anno. È uno dei dati più rilevanti emersi dalla Private Equity Survey realizzata da Deloitte Private in collaborazione con AIFI e l’Osservatorio PEM di LIUC Business School, che analizza tendenze, aspettative e orientamenti strategici degli investitori italiani.
Il dato certifica una fase di vivacità del mercato, nonostante un contesto ancora segnato da instabilità geopolitica e incertezze macroeconomiche. «Le attuali tensioni e incertezze sul piano internazionale continuano a influenzare le aspettative degli operatori, rendendo il contesto più impegnativo», afferma Elio Milantoni, senior partner M&A di Deloitte. «Allo stesso tempo, però, le attuali condizioni monetarie favorevoli e il supporto dei programmi europei come il PNRR e il Next Generation EU stanno creando spazi di manovra per nuovi investimenti e strategie di crescita».
Sentiment positivo, ma più selettività
Nel secondo semestre, il sentiment degli operatori si mostra meno ottimistico rispetto all’inizio dell’anno. Oltre il 90% degli intervistati prevede effetti negativi dai conflitti internazionali, ma il 70% crede che le politiche monetarie espansive in corso avranno un’influenza favorevole sul Private equity italiano.
L’86% degli investitori prevede un contesto economico stabile o in miglioramento, e l’88% si aspetta che il numero di operazioni resti stabile o aumenti. In questo quadro, cresce la tendenza verso una maggiore selettività nelle scelte di investimento, con priorità a imprese resilienti, innovative e con forti elementi di differenziazione tecnologica.
ESG e AI: i nuovi driver dell’investimento
Due temi dominano le strategie dei fondi: sostenibilità e intelligenza artificiale. Circa il 64% degli operatori dichiara di integrare criteri ESG nella fase di investimento o nella gestione attiva delle partecipate. Il 23,1% monitora il rispetto di standard minimi durante la due diligence, mentre un ulteriore 17,7% considera l’ESG una leva di creazione di valore.
In parallelo, l’83% degli operatori considera la presenza di tecnologie di intelligenza artificiale nei target un elemento rilevante nella selezione. Il 21,4% la reputa addirittura un driver chiave per le proprie decisioni. «I criteri ESG non sono più un’opzione ma un requisito integrato. Parallelamente, l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più centrale nei processi di valutazione», commenta Claudio Scardovi, Deloitte Private Equity Leader.
Manifattura e Life sciences guidano la corsa ai settori più attrattivi
Per quanto riguarda i settori di maggiore interesse, il manifatturiero si conferma in testa con il 23,8% delle preferenze, seguito da food & beverage (14%) e life sciences & Healthcare (12,8%). In flessione invece l’ICT, che scende all’11,6%. Il Terziario guadagna terreno, mentre pharma e consumer goods risultano meno attrattivi.
Nord Italia sempre al vertice, ma cresce il Centro e si affaccia l’Estero
Dal punto di vista geografico, l’86% dei deal è stato realizzato nel Nord Italia, con una distribuzione equa tra Nord-Ovest e Nord-Est. In crescita il Centro, che sale al 7,1% delle operazioni (+3,1 punti percentuali), mentre il Sud rimane stabile attorno al 2%. Per la prima volta emergono le operazioni all’estero, che rappresentano il 5,4% del totale.
Finanziamenti: avanza il private credit
Il finanziamento bancario rimane la forma prevalente di supporto alle operazioni (53,6%), ma in forte calo rispetto al semestre precedente (–21,4 p.p.). A guadagnare terreno è il private credit, indicato dal 28,6% degli operatori (+17 punti percentuali). Un segnale di progressiva apertura verso strumenti di debito alternativi, più flessibili e adatti a contesti di maggiore incertezza.
Deal più piccoli e attenzione al valore dei portafogli
Le previsioni per il secondo semestre indicano una preferenza per operazioni di taglio medio-piccolo: crescono i deal tra 16 e 30 milioni (30,4%) e sotto i 15 milioni (25%). In calo le operazioni tra 31 e 50 milioni, che scendono al 16,1%.
La fiducia sul valore dei portafogli resta alta: il 69,6% degli operatori prevede una crescita nel prossimo semestre, e solo l’1,8% teme un calo. La composizione dei portafogli vede una netta prevalenza delle operazioni di maggioranza, all’83,9%, con una contrazione delle partecipazioni di minoranza (14,3%).
Investimenti e disinvestimenti: stabilità e cautela
Quanto al volume di investimenti, il 53,6% degli intervistati si aspetta un numero stabile di operazioni, mentre il 33,9% prevede una crescita. Sul fronte disinvestimenti, prevale un atteggiamento cauto ma positivo: solo l’8,9% prevede una riduzione dell’attività.
Le previsioni di Deloitte per i prossimi sei mesi indicano un numero di operazioni pari a 221, con segnali di consolidamento e selettività, in un contesto di incertezza globale ma ancora ricco di opportunità per chi sa cogliere i trend giusti.
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