Microimprese tagliate fuori dai fondi UE.


Le microimprese rappresentano oltre il 90% del tessuto imprenditoriale europeo e svolgono un ruolo chiave nell’economia locale, soprattutto in aree rurali, montane o remote, dove spesso garantiscono occupazione a intere famiglie e comunità. Tuttavia, l’accesso ai fondi dell’Unione Europea rimane un ostacolo difficile da superare per queste realtà, soprattutto in settori tradizionali come l’artigianato, la meccanica, il commercio locale o la produzione su piccola scala.

A sollevare il problema è stato l’eurodeputato Kosma Złotowski (ECR), con un’interrogazione alla Commissione europea che denuncia le barriere burocratiche, i costi elevati della documentazione progettuale e la mancanza di un supporto consulenziale adeguato, fattori che penalizzano le microimprese nella corsa ai fondi strutturali come il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione.

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Nella risposta firmata dal vicepresidente Raffaele Fitto e datata 14 luglio 2025, la Commissione ha ribadito che le microimprese rientrano pienamente nella definizione di PMI e sono dunque potenzialmente beneficiarie dei fondi europei. Tuttavia, la gestione concreta dei programmi – compresi i bandi e la selezione dei progetti – spetta alle autorità nazionali e regionali, che hanno la facoltà di prevedere bandi dedicati alle microimprese. Procedure, però, escludenti verso le microimprese, come spesso rilevato leggendo il testo dei bandi per la richiesta dei contributi.

Telefonata, quindi, la risposta di Fitto che ha poi rimarcato l’effort di Bruxelles per le imprese europee: “Per il periodo 2021-2027, sono stati destinati oltre 23 miliardi di euro per rafforzare la crescita e la competitività delle PMI nell’ambito della politica di coesione. Inoltre, per facilitare l’accesso ai fondi, la Commissione promuove l’uso di strumenti di semplificazione come le “opzioni di costo semplificate” (SCO) e i “finanziamenti non legati ai costi” (FNLC), che permettono di superare la logica dei rimborsi basati su spese documentate e adottare invece modelli predefiniti legati a processi, risultati o output. Si prevede che circa il 21% del bilancio della politica di coesione (pari a circa 110 miliardi di euro) sarà erogato attraverso questi strumenti entro la fine del ciclo di programmazione. Per rafforzare ulteriormente il sostegno, la Commissione sta inoltre collaborando con il Fondo europeo per gli investimenti nell’ambito di InvestEU, attraverso uno strumento di garanzia per la competitività pensato proprio per migliorare l’accesso al credito di PMI e microimprese”.

Fondi, però, difficili da raggiungere anche grazie all’incapacità degli Stati membri di attuare misure idonee a garantire che anche le realtà economiche più piccole – ma non meno vitali – possano partecipare alla transizione economica europea.



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