Flat tax per Google e stangata per le pmi italiane. Forza Italia: «Così rischiano di chiudere ospedali e scuole»




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Non si può trattare un’economia che sta diventando digitale come se fosse analogica. Né tanto meno si può ignorare che la tassazione resti legata a logiche del passato. In sintesi: «Non è più tollerabile che i giganti del web paghino appena l’1% di tasse mentre le piccole imprese arrivano a versare fino al 40-50%». 

Nella sala capitolare del Senato si è svolto il convegno di Forza Italia sulla tassazione dei giganti del web. Un evento «controtempo», ha detto il senatore di FI, Maurizio Gasparri, che in apertura di lavori ha scherzato: «Potremmo essere segnalati alla Cia». 

Se poi finiscono gli introiti statali

Ma tornando alla tassazione dei colossi del web, la situazione per Gasparri è «inaccettabile. Non può funzionare perché se si prosegue così si chiudono gli ospedali, le scuole, le caserme. Quando sarà scomparsa l’economia analogica sarà scomparso anche l’introito fiscale. Se nel futuro tutti pagheranno come Bezos, noi dovremmo chiudere ogni servizio pubblico». 

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Un esempio concreto lo ha portato Gabriella Alemanno, commissario Consob, che durante il convegno ha spiegato che «le pmi italiane sono soggette a una tassazione in proporzione superiore fino a 120 volte rispetto ai colossi del web. Uno squilibrio fiscale che mina la stabilità del nostro sistema imprenditoriale». 

E dunque che fare? Sicuramente serve «porre fine all’impunità fiscale delle Big Tech. Gli Stati Uniti dovrebbero capirlo: non si può difendere un sistema che premia pochi colossi e penalizza intere economie. Non si può accettare una strategia rinunciataria», ha detto Gasparri. Una parola, «rinunciataria», che strizza l’occhio all’accordo raggiunto al G7 canadese con cui si è deciso di escludere le multinazionali con capogruppo negli Usa dall’applicazione della tassa minima globale

Uno statement, quello raggiunto in Canada, che genera sì squilibrio ma che, come ha ricordato la vice segretaria dell’Ocse, Fabrizia Pecorella, «ci consente è tenere le regole che ci consentono di tassare le nostre multinazionali al 15%». Indubbio è che «sarebbe stato molto meglio avere un insieme di regole comuni per tassare le multinazionali in tutti i Paesi in cui operano al 15% uguali per tutti. Ma non è così, non sarà così».

Il caso dell’Irlanda: serve un armonizzazione fiscale

Ma bisogna anche lavorare in casa. Sia il senatore Gasparri sia l’onorevole Alessandro Cattaneo hanno sollevato il caso dell’Irlanda: Paese membro dell’Unione europea in cui molte big tech hanno scelto di posizionare la sede legale. Google, Apple, Meta, Microsoft e Amazon, solo per citarne qualcuna.

«Una telefonata agli irlandesi si può fare?», ha domandato retoricamente Gasparri, spiegando che, a suo avviso, «la tassazione dell’Irlanda (nei confronti delle big tech, ndr) dovrebbe essere come quella dell’Italia e del Portogallo».  

«L’Europa dovrebbe dare il buon esempio, cercando di colmare le asimmetrie interne: l’Irlanda, il Lussemburgo, l’Olanda. Serve un’armonizzazione fiscale», ha poi aggiunto l’onorevole Cattaneo, sbilanciandosi a una promessa: «La global minium tax è solo rimandata, ma è da fare». (riproduzione riservata) 



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