Il nodo Taiwan resta il più sensibile. Le crescenti tensioni nello Stretto – con Pechino che non esclude un’azione militare – preoccupano profondamente gli USA e i loro alleati, che dipendono dalla TSMC per alimentare la loro innovazione digitale. L’industria globale dei semiconduttori si muove così in equilibrio instabile tra interdipendenza economica e crescente frammentazione geopolitica.
Anche l’Europa prova a giocare la sua partita, in ritardo ma con ambizione: il Chips Act mobiliterà oltre 20 miliardi per rafforzare la produzione interna. Berlino ha già attratto investimenti esteri e sostiene la nascita di impianti avanzati, anche se le incertezze politiche e i ritardi progettuali frenano il decollo.
Dal settore dei semiconduttori passa il futuro stesso dell’ordine economico globale.
Spazio: nuova arena di battaglia
La competizione che una volta vide contrapposti USA e URSS si è evoluta in una sfida a più voci, con nuovi attori statali e privati pronti a contendersi l’ultima frontiera. Lo spazio è oggi un’infrastruttura critica globale, indispensabile per la comunicazione, la navigazione, il telerilevamento e la difesa.
Gli USA guidano la classifica grazie a una combinazione vincente di partnership pubblico-privato, innovazione industriale e forza militare. SpaceX, con i suoi razzi riutilizzabili, ha rivoluzionato il lancio spaziale; Starlink ha reso possibile una costellazione globale di banda larga. E l’apparato di sicurezza nazionale americano integra sempre più tecnologie spaziali per comando, controllo e sorveglianza.
Ma questa leadership è fragile: Washington dipende in modo asimmetrico da risorse orbitali vulnerabili. Cina e Russia stanno rapidamente rafforzando le proprie capacità anti-satellite, aumentando il rischio di una corsa agli armamenti in orbita.
Tra le potenze emergenti, spicca l’India, capace di sorprendere con missioni low-cost ma ad alto contenuto tecnico come Chandrayaan-3.
L’Europa si piazza quarta, grazie all’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che unisce gli sforzi di 23 Paesi membri. La forza dell’Europa risiede nella scienza e nelle telecomunicazioni, ma restano evidenti i limiti in termini di sicurezza e capacità di lancio indipendente. L’affidamento a tecnologie esterne, come i lanciatori di altri Paesi, è un tallone d’Achille che solo una maggiore cooperazione intra-europea potrà colmare.
I Paesi che riusciranno a unire ricerca, industria e difesa in un’unica strategia integrata saranno quelli che potranno influenzare le regole e il futuro dell’orbita terrestre e oltre.
Quantum: il futuro passa dalle regole
La quantistica non è una singola tecnologia, ma una costellazione di possibilità: dal calcolo computazionale ultra-veloce, alla comunicazione inviolabile, ai sensori in grado di rilevare con precisione estrema anche ciò che oggi sfugge a radar e satelliti.
La posta in gioco è alta: chi dominerà l’ecosistema quantistico potrà superare i limiti attuali della simulazione, della sicurezza, della farmacologia, della metrologia e dell’intelligenza artificiale. Non sorprende, quindi, che USA, Cina ed Europa abbiano avviato programmi paralleli per assicurarsi un vantaggio duraturo in questo campo.
Gli USA guidano la classifica, grazie a un equilibrio virtuoso tra ricerca accademica (MIT, Stanford), investimenti pubblici (National Quantum Initiative Act) e innovazione privata (IBM, Google, Quantinuum).
La Cina, invece, punta su un modello centralizzato, con forti finanziamenti pubblici, centri nazionali come l’Hefei Quantum Lab, e risultati significativi nella comunicazione quantistica satellitare.
L’Europa, terzo grande polo, si muove in modo più frammentato ma complementare. Il programma Quantum Flagship dell’UE ha dato vita a un ecosistema di ricerca multilaterale fortemente cooperativo.
Il cuore della sfida resta la fragilità dell’ecosistema: gli investimenti nel settore quantistico, seppur in crescita, sono ancora esigui rispetto ad altri ambiti tecnologici.
Come per lo spazio, la quantistica sarà una tecnologia abilitante, destinata a cambiare radicalmente i rapporti di forza tra Paesi, le capacità di difesa e le traiettorie della scienza. Ma, a differenza di altre tecnologie emergenti, il suo potenziale è ancora largamente teorico. E proprio per questo, chi investirà oggi – su competenze, strutture e reti di collaborazione – potrà scrivere le regole del gioco di domani.
Due sfidanti, un osservatore
In un mondo in cui la potenza si misura sempre più in teraflop e brevetti, la leadership tecnologica sarà la nuova moneta d’influenza globale. Ad oggi, la sfida sembra una partita a due tra USA e Cina, con l’Europa che lavora come osservatore interessato.
(*) Professore e Direttore dell’Harvard Belfer Center’s Defense, Emerging Technology, and Strategy Program e Carlo Giannone, Ricercatore dell’Harvard Belfer Center ed ex Consulente BCG
Loading…
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link