Imprenditoria, i segnali che fanno ben sperare


Arrivano segnali che fanno ben sperare per l’occupazione femminile italiana. Il numero delle occupate supera la soglia dei 10 milioni di 95mila unità nel 2024. Il tasso di occupazione fa un ulteriore balzo in avanti, toccando quota 53%, mentre quello di disoccupazione scende all’8,2 (Fonte: ISTAT). Analizzando l’intero Mercato del lavoro, la componente femminile, sia dipendente sia autonoma, è cresciuta del 13,3% nel periodo 2019-2023, superando l’incremento complessivo del 10% di uomini e donne insieme. In particolare, è nel terziario che la quota si impenna (+16%). Sugli 1,85 milioni di nuovi posti di lavoro creati negli ultimi quattro anni, oltre la metà sono stati occupati da donne. E proprio il settore terziario ha assorbito oltre il 60% delle nuove posizioni (Confcommercio).

C’è però ancora molta strada da fare. Anche perché a permanere è il divario considerevole rispetto al resto dei Paesi UE, dove si registra un’occupazione media di 12,6 punti più elevata. Se eguagliassimo il tasso di partecipazione femminile a quel valore, si avrebbero circa 2,3 milioni di occupate in più, sempre a parità di altre condizioni, secondo i calcoli di Confcommercio. Il che determinerebbe un incremento di PIL, tornando a spingere verso l’alto una curva demografica in declino da anni. Perché, è ormai suffragato da studi e dati, i figli si fanno laddove le donne lavorano di più.

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Il quadro dell’imprenditoria

Il quadro può considerarsi incoraggiante anche sul fronte dell’imprenditoria femminile, pur essendo molto variegato a seconda che si prenda una Regione del Nord piuttosto che una del Sud. Proprio mappando le imprese femminili italiane si scopre poi – un po’ a sorpresa – che è nel Sud che si concentra di più l’iniziativa imprenditoriale femminile rispetto al totale. Proprio in quei territori dove a essere più diffuso è il settore in cui tipicamente si riversa l’attività femminile, ovvero il commercio al dettaglio (sono quasi 298mila le imprese registrate sotto questa dicitura).

Sono infatti i servizi il settore d’elezione per le imprese guidate da donne, in particolare per quelle di nuova costituzione. Comparandole con quelle gestite da uomini, la concentrazione nel macrosettore si attesta per le aziende femminili al 67% contro il 56% di quelle maschili. Anche il commercio va per la maggiore: qui le imprese femminili equivalgono al 24% sul totale del comparto.

Al Nord invece, dove l’industria è più sviluppata e capillare, la presenza femminile si dirada. Sta di fatto però che nell’arco di un decennio, tra il 2014 e il 2024, il numero complessivo di imprese femminili è aumentato di 5mila realtà, per un totale di un milione e 307mila nel 2024.

Le tendenze in corso

I numeri forniscono quindi la fotografia di un’Italia in cui la componente femminile nell’imprenditoria è consistente. Una dimostrazione di come le donne, per una volta, non siano confinate ai margini del Mercato.

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Interessante, poi, è anche l’aspetto dell’età. L’imprenditoria italiana in rosa è spesso caratterizzata dalla presenza di under 35. Le imprenditrici italiane hanno un’età media di 49 anni a fronte dei 52 dei loro colleghi maschi. Ma è nella fetta delle più giovani che lo squilibrio di genere tende a ridursi: se tra gli over 50 le donne occupano solo il 26% del totale, la percentuale di imprenditrici tra i giovani è del 37%. Ed è anche quella cresciuta di più: rispetto al 2015 la presenza di donne è aumentata in tutte le classi di età, ma soprattutto tra chi ha meno di 35 anni (+2,3 punti) e tra le 35-49enni (+2,4 punti).

I fondi del PNRR

A prefiggersi l’obiettivo di innalzare i livelli di partecipazione delle donne nel Mercato del lavoro è lo stesso PNRR. La dotazione che stanzia è di 400 milioni di euro, confluiti nel cosiddetto Fondo Impresa Femminile. Uno strumento destinato a erogare finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto alle realtà di nuova creazione o già attive sul Mercato.

Beneficiarie degli interventi del fondo sono quattro tipologie di aziende femminili:

•  cooperative o società di persone con almeno il 60% di donne socie

•  società di capitale con quote e componenti degli organi di amministrazione composti da donne per almeno i due terzi

•  imprese individuali con titolare donna

•  lavoratrici autonome con partita IVA.

La misura mette a disposizione un contributo a fondo perduto che varia a seconda della dimensione del progetto:

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•  fino a 100mila euro, l’agevolazione copre fino all’80% delle spese (o fino al 90% per donne disoccupate)

•  fino a 250mila euro, la copertura è del 50% delle spese, fino a un massimo di 125mila euro.

Accedere al credito

Un altro mezzo di cui possono avvalersi le imprese al femminile, su cui vale la pena mettere l’accento, è l’accesso al credito per le piccole e medie imprese a totale o prevalente partecipazione femminile. La misura, gestita da Invitalia, ha preso il nome di ON-Oltre Nuove imprese a tasso zero. Quello che si prevede è che le imprenditrici possano beneficiare di mutui agevolati a tasso zero per una durata massima di dieci anni (anziché 8 come previsto prima) e di importo non superiore al 75% della spesa ammissibile, nei limiti consentiti dalla disciplina sugli aiuti di Stato di importanza minore. La percentuale di copertura è innalzata al 90% nel caso di imprese costituite da oltre 36 mesi e da meno di 60.

La platea delle beneficiarie comprende micro e piccole imprese costituite da non più di 60 mesi alla data di presentazione della domanda di agevolazione e in cui la compagine societaria sia composta, per oltre la metà dei soci, da soggetti di età compresa tra i 18 ed i 35 anni oppure da donne.

I programmi di investimento proposti dalle imprese possono prevedere spese ammissibili non superiori a tre milioni di euro.

Il progetto

Per sostenere invece le Startup innovative ad alto contenuto tecnologico, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha introdotto l’incentivo a sportello Smart&Start, a sostegno di progetti dal valore compreso tra 100mila e 1,5 milioni di euro.

Per le aziende costituite interamente da donne, la misura prevede un finanziamento a tasso zero del 90% delle spese ammesse, senza alcuna garanzia. Anche le persone fisiche che intendano formare una società con i requisiti di impresa femminile possono fare domanda. Il finanziamento andrà poi restituito in dieci anni a partire dal dodicesimo mese successivo all’ultima quota ricevuta.                                          

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©️

📸 Credits: Canva   

Articolo tratto dal numero del 15 luglio de il Bollettino. Abbonati!      





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