L’AQUILA — Un dazio del 30% sui prodotti agroalimentari europei, annunciato dal candidato repubblicano Donald Trump in caso di ritorno alla Casa Bianca, rischia di travolgere l’economia agroalimentare abruzzese. L’allarme è stato lanciato dalla Cia – Agricoltori Italiani Abruzzo, dopo che l’ex presidente statunitense ha inviato una comunicazione ufficiale ai vertici dell’Unione Europea minacciando l’introduzione di nuove tariffe già dal prossimo primo agosto, se non verranno riviste le condizioni commerciali con Washington.
“Una misura del genere è del tutto inaccettabile”, ha dichiarato all’Ansa Nicola Sichetti, presidente della Cia Abruzzo. “Rischia di penalizzare pesantemente un territorio che ha costruito con fatica, negli ultimi anni, un rapporto solido con il mercato americano, grazie all’eccellenza del nostro vino, dell’olio e della pasta”.
I numeri danno peso all’allarme. Secondo i dati aggiornati al terzo trimestre 2024, i distretti agroalimentari dell’Abruzzo hanno raggiunto un export complessivo di 606 milioni di euro, in crescita dell’11,2% rispetto all’anno precedente. Di questi, ben 125 milioni sono stati destinati agli Stati Uniti, con un balzo del 36%, a conferma del ruolo sempre più strategico del mercato americano per le imprese abruzzesi.
Il prodotto simbolo di questa crescita è il Montepulciano d’Abruzzo, che nei primi nove mesi del 2024 ha toccato i 190 milioni di euro di export complessivo, con oltre 42 milioni destinati agli Stati Uniti, raddoppiando le cifre dell’anno precedente (+100%). Stessa tendenza per la pasta abruzzese, che ha registrato quasi 200 milioni di euro in esportazioni globali, con un +15,4% diretto verso gli USA. A completare il paniere ci sono anche il Trebbiano, i prodotti da forno, i formaggi tipici come il Pecorino e l’olio Dop delle Colline Teatine e dell’Aprutino Pescarese.
“L’Abruzzo esporta negli Stati Uniti prodotti che rappresentano l’identità del nostro territorio”, sottolinea ancora Sichetti. “Colpire questi settori significa mettere a rischio non solo il fatturato delle aziende, ma anche gli investimenti, l’occupazione e la reputazione che ci siamo conquistati sui mercati esteri”.
Il timore è che l’introduzione di dazi al 30% renda economicamente insostenibile per molte imprese medio-piccole continuare a vendere negli Stati Uniti, favorendo invece produzioni concorrenti da altri Paesi non colpiti dalle tariffe. “Per molte aziende agricole abruzzesi l’export rappresenta una fonte di reddito vitale. Se i dazi venissero applicati, si rischierebbe un crollo immediato delle esportazioni, con ricadute a catena su tutta la filiera: dagli agricoltori ai trasformatori, fino alla logistica e ai trasporti”, avverte la Cia.
L’organizzazione agricola chiede ora un intervento deciso da parte dell’Unione Europea. “Serve una risposta unitaria e tempestiva da Bruxelles” che però vuole anche scongiurare la guerra commerciale dichiarata dalla destra americana.
A oggi, la Commissione Europea non ha ancora avviato misure di ritorsione formali, ma ha fatto sapere che valuterà ogni opzione, incluso il ricorso al WTO. Prudente, finora, anche la reazione del Governo, con la Farnesina e il Ministero dell’Agricoltura italiano al lavoro per monitorare la situazione e preparare un piano di sostegno alle imprese eventualmente colpite.
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