Fisco, stretta sulle Pmi: nel 2024 quasi metà degli accertamenti fiscali ha colpito le piccole imprese


Nel 2024 oltre quattro accertamenti fiscali su dieci hanno colpito le piccole e medie imprese. È quanto emerge dal nuovo report del Centro studi di Unimpresa, che fotografa una realtà allarmante: il sistema fiscale italiano continua a concentrare la propria azione repressiva sul segmento più esposto e vulnerabile del tessuto economico, mentre i grandi contribuenti restano quasi intoccati. Su 189.578 accertamenti ordinari condotti dall’Agenzia delle Entrate, ben 81.027 hanno riguardato le Pmi, pari al 43% del totale. Di questi, 73.056 hanno interessato le piccole imprese (38,5%), mentre 7.971 sono stati rivolti a quelle di medie dimensioni (4,2%). Al contrario, i grandi contribuenti sono stati oggetto di appena 1.677 verifiche, meno dell’1%.

Un fisco che punisce i più deboli

Il paradosso è evidente anche guardando al gettito. Le Pmi hanno generato un’imposta maggiore accertata di oltre 9 miliardi di euro, pari al 63,9% del totale. I grandi contribuenti, con appena 0,9% degli accertamenti, sono responsabili di 3,18 miliardi, il 22,4%. Un gap che solleva interrogativi sulla reale equità del sistema fiscale e sulla volontà politica di aggredire l’evasione strutturata. Secondo Unimpresa, l’accanimento sulle Pmi non solo non produce giustizia fiscale, ma genera frustrazione e sfiducia. “Colpire i più piccoli è più semplice: sono meno strutturati, più ricattabili dal punto di vista finanziario, spesso privi di difesa legale efficace. Ma così si alimenta solo un clima ostile verso le istituzioni”, avverte il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Salustri.

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Accertamenti crescono, riscossione resta al palo

Nonostante l’incremento degli accertamenti (+8% rispetto al 2023), l’efficacia del sistema resta debole. Dei 14,2 miliardi accertati nel 2024, lo Stato ne ha incassati solo 2,45, ovvero il 17,3%. In particolare, appena 783 milioni provengono da controlli sul territorio, mentre il resto deriva da attività interne agli uffici (come avvisi bonari e definizioni volontarie). Particolarmente deludente la performance dell’accertamento sintetico Irpef, tornato a salire dopo anni di declino: 799 accertamenti nel 2024, il doppio rispetto all’anno precedente, ma con appena 579.904 euro effettivamente riscossi, cioè l’1,7% del teorico accertato.

Una riforma che non può più attendere

L’appello di Unimpresa è chiaro: serve una riforma coraggiosa e strutturale del sistema di accertamento. “Non è accettabile che chi evade milioni riesca a sfuggire ai radar, mentre le imprese di prossimità finiscono costantemente sotto torchio. Servono criteri proporzionali, più attenzione ai grandi patrimoni, e strumenti premiali per chi si mette in regola”, conclude Salustri. Il fisco, dunque, non può più essere solo uno strumento di repressione. Deve diventare un alleato per lo sviluppo, altrimenti a pagare il prezzo saranno sempre gli stessi: i più piccoli.



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