Dazi Usa al 30%, a rischio 140.000 posti in Italia: colpiti vino, moda e meccanica


L’entrata in vigore ad agosto dei nuovi dazi statunitensi al 30% sui prodotti europei rischia di colpire duramente le filiere produttive italiane più orientate all’export verso gli Stati Uniti. Lo rivela un’elaborazione di ReportAziende.it, condotta su dati Istat-Comext ed Eurostat aggiornati al 2024, che stima oltre 140.000 posti di lavoro a rischio nel nostro Paese, con un impatto pesante soprattutto nel Nord Italia.

Secondo l’analisi, l’Italia esporta verso gli Usa beni per circa 63 miliardi di euro all’anno, di cui oltre 30 miliardi appartengono ai comparti direttamente colpiti dalle nuove tariffe. Le prime stime parlano di perdite dirette fino a 9 miliardi di euro, che potrebbero salire a 22 miliardi entro il 2026 considerando gli effetti indiretti sulle filiere, sui margini delle imprese, sugli investimenti e sui consumi interni.

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Le filiere venete a rischio

Il Veneto figura tra le regioni italiane più esposte. Le province di Treviso, Verona e Vicenza si distinguono per l’alta concentrazione di aziende esportatrici nei comparti dell’occhialeria, moda, agroalimentare e vino, tutti fortemente orientati verso il mercato americano. Il rischio riguarda sia i grandi gruppi sia la fitta rete di PMI che costituisce l’ossatura economica locale.

In particolare, il settore vitivinicolo – con un 4,4% dell’export italiano verso gli Usa e oltre il 22% dell’export mondiale – teme una contrazione fino al 40% dei volumi nel biennio 2025-2026. «Per il vino Doc e Docg del Veronese, già in difficoltà sui mercati per l’aumento dei costi di produzione, questi dazi rappresentano una minaccia senza precedenti», sottolinea l’analisi.

Ripercussioni sui prezzi interni

Le difficoltà a smaltire le scorte e l’aumento dei costi potrebbero tradursi anche in rincari al consumo. Si prevede un aumento medio dei prezzi al dettaglio del 10% nei settori colpiti, a partire dal primo trimestre 2026. A risentirne sarebbero prodotti di punta come formaggi Dop, salumi, olio extravergine di oliva, vini premium e abbigliamento di fascia medio-alta.

Un rischio sociale ed economico

La “mappa del rischio” di ReportAziende.it mostra che il 75% dell’impatto occupazionale si concentrerà nel Nord Italia, con una perdita potenziale di oltre 25.000 posti di lavoro in Emilia-Romagna e migliaia anche in Veneto e Lombardia. «L’obiettivo non è creare allarmismo, ma fornire uno strumento tecnico per pianificare strategie di adattamento e supporto alle imprese più esposte», evidenzia il team di analisi economica di ReportAziende.it.

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A livello europeo sono già allo studio contromisure su whiskey, automotive e prodotti tech, insieme a strumenti straordinari di sostegno per le aziende. Ma il cronoprogramma evidenzia che i veri effetti si vedranno tra la fine del 2025 e il 2026, quando molte PMI potrebbero abbandonare il mercato americano.

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