«Adesso si muova la Bce. Un piano modello-Covid per tutelare le imprese»


Ministro Antonio Tajani, come deve reagire l’Europa?
«Calma e sangue freddo. Deve trattare a testa alta sapendo che è interesse di tutti evitare una guerra commerciale. L’Europa ha bisogno dell’America e viceversa».

Cosa pensa del rinvio dei controdazi europei al 1 agosto?
«Una scelta saggia. La fermezza non si dimostra con reazioni inconsulte ma con un negoziato forte. Abbiamo due settimane. Ieri ho sentito Sefcovic, siamo al fianco della Commissione europea».

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Ci sono margini per strappare un accordo?
«Il mio mantra è arrivare al doppio zero: nessun dazio fra Europa e Stati Uniti. Mi rendo conto che non è semplice ma è l’unico modo per far crescere insieme le nostre economie. Nel frattempo faremo di tutto per tutelare le nostre filiere più esposte. A partire dall’automotive, il farmaceutico, il vino e tutto l’agroalimentare. Chiederemo che eventuali contromisure dell’Ue non danneggino questi comparti».

Come si può chiudere un’intesa in così poco tempo?
«Si potrebbe raggiungere un accordo di principio come ha fatto il Regno Unito e nei mesi successivi intavolare una trattativa tecnica sui singoli capitoli commerciali».

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Senza un accordo cosa succede?
«È pronta una lista di dazi europei da 21 miliardi di euro a cui potrebbe aggiungersene una seconda. Io sono fiducioso che ci saranno progressi. I dazi danneggiano tutti, a partire dagli Stati Uniti. Se le borse vanno giù sono a rischio le pensioni e i risparmi degli americani. Ripeto: il nostro obiettivo, in prospettiva, è zero dazi. Un mercato aperto fra Canada, Stati Uniti, Messico ed Europa».

Ecco, l’Europa. Cosa può fare per tutelare le sue aziende?
«L’euro forte riduce i rischi di inflazione, quindi i tassi di interesse potrebbero scendere ulteriormente, anche se sono già al 2%. Con una moneta forte, che di fatto penalizza l’export (in aggiunta ai dazi), con tassi già bassi e rischi di inflazione minimi, la strada migliore per supporta la crescita è rilanciare la domanda interna, oltre che trovare altri mercati esteri».

Come?
«Potrebbe essere utile allo scopo una nuova politica espansiva della Banca centrale europea che tagli i tassi ma soprattutto proceda all’acquisto di titoli, magari per finanziare programmi di difesa, di politica industriale – come il taglio dei costi dell’energia – e la sanità».

Un Quantitative Easing 2.0?
«Può essere una via, è stata già percorsa per rispondere alla pandemia del Covid. L’alternativa è fare altro debito europeo ma come noto diversi Paesi sono contrari, a partire dalla Germania».

Torniamo a Trump. Si può davvero considerare un alleato dopo l’ultimo strappo sui dazi?
«Trump fa gli interessi degli Stati Uniti, l’Europa deve tutelare i suoi. Avere buoni rapporti non significa accettare tutto».

Le opposizioni accusano Giorgia Meloni: il “ponte” politico costruito con Trump mostra qualche crepa?
«Come si fa a non avere un ponte con gli Stati Uniti? Sono il nostro principale alleato. Dovremmo fare come Conte, schierarci con la Cina e magari uscire dalla Nato? Le opposizioni fanno il loro lavoro ma non si può “italianizzare” tutto. Avevamo ottimi rapporti anche con i democratici Biden e Blinken».

Matteo Salvini accusa von der Leyen e sostiene che le “follie di Bruxelles” danneggino l’Italia più dei dazi Usa. Concorda?
«Non condivido. L’Europa con i dazi americani non c’entra niente. Si possono criticare – e io stesso l’ho fatto da europarlamentare – politiche dell’Ue che danneggiano le nostre aziende, come certi eccessi del Green Deal. Ma questa Commissione, grazie ai quattordici commissari del Partito popolare europeo, ha già corretto la rotta».

Avete pronto un piano di ristori per le imprese se le cose si mettono male?
«Siamo pronti a valutare un intervento a sostegno delle nostre aziende, ad esempio attraverso i fondi del Pnrr resi disponibili dopo l’ultima rimodulazione. Nel frattempo lavoriamo per tutelare le filiere con il piano per l’export e aprire nuove strade in mercati come l’India, l’America Latina, il Messico e il Canada, i Paesi del Golfo, i Balcani e il Giappone».

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Un altro dossier sospeso fra Washington e Bruxelles è il Mercosur. L’Italia lo firmerà?
«Il Mercosur va firmato. È una straordinaria opportunità per le nostre imprese. Dobbiamo però bilanciare quell’accordo con garanzie a tutela dei nostri settori agricoli più esposti».

Oggi parte per Washington, dove è atteso un annuncio di Trump sulle sanzioni alla Russia. Siamo a una svolta?
«Il nostro obiettivo comune è la pace. Ma la Russia non sta partecipando seriamente alle trattative, rifiuta ogni offerta americana. Servono nuove sanzioni finanziarie che colpiscano la macchina da guerra russa. Più di un milione di soldati riceve uno stipendio superiore a quello degli operai. È il momento di un segnale forte che costringa Putin a sedersi al tavolo».

Chiudiamo sugli affari interni. Mercoledì vi riunirete per decidere sulle regionali. Il candidato governatore in Veneto spetta alla Lega?
«In Veneto, come nelle altre Regioni, serve un candidato vincente, al di là della tessera di partito. Noi come Forza Italia faremo le nostre proposte. Flavio Tosi sarebbe un ottimo governatore: è stato sindaco di Verona, assessore alla Sanità, parlamentare ed eurodeputato. Ci confronteremo senza preclusioni e bandierine».
Francesco Bechis

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