UNIMPRESA * BANCHE: «DA FINE 2022 MENO 55 MILIARDI DI PRESTITI A IMPRESE E FAMIGLIE, SI È PASSATI DA 1.327,6 A 1.272,5 MILIARDI (FLESSIONE -4,15%)» – Agenzia giornalistica Opinione. Notizie da Italia


11.24 – sabato 12 luglio 2025

Microcredito

per le aziende

 

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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In quasi due anni e mezzo, tra dicembre 2022 e maggio 2025, il credito concesso dalle banche italiane a imprese e famiglie si è ridotto di oltre 55 miliardi di euro, passando da 1.327,6 miliardi a 1.272,5 miliardi, con una flessione pari al 4,15%. È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui il calo è trainato soprattutto dalla frenata dei finanziamenti a medio-lungo termine per le aziende e dal crollo dei prestiti personali per le famiglie.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Il comparto delle imprese ha perso complessivamente 47,9 miliardi di euro rispetto a dicembre 2022, registrando una contrazione del 7,40%, da 647,0 miliardi a 599,2 miliardi. Il dato più preoccupante riguarda i prestiti oltre i 5 anni, scesi da 347,1 miliardi a 291,0 miliardi (–16,17%), segno di una forte riduzione degli investimenti produttivi di lungo periodo. Stabili i finanziamenti a breve termine (–2,0%) e in crescita quelli tra 1 e 5 anni, saliti a 165,7 miliardi (+7,2%).

Sul fronte delle famiglie, il credito totale si è attestato a 673,3 miliardi a maggio 2025, in calo di 7,2 miliardi rispetto ai 680,6 miliardi del 2022 (–1,06%). Cresce il credito al consumo, passato da 114,9 miliardi a 129,2 miliardi (+12,52%), mentre i mutui risultano in lieve aumento (+0,95%). In netto calo i prestiti personali, che sono crollati da 138,8 miliardi a 113,1 miliardi, con una flessione del 18,5%. «L’allarme lanciato ieri dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, all’assemblea dell’Abi è corretto e pienamente condivisibile: le banche devono tornare a fare il loro mestiere, cioè finanziare l’economia reale.

I dati sul credito lo confermano: in tre anni sono stati ritirati oltre 55 miliardi di euro di prestiti alle imprese e alle famiglie, con effetti devastanti soprattutto sul medio-lungo termine per le aziende e sui prestiti personali per i nuclei familiari. È un segnale evidente di una tendenza pericolosa, che rischia di inaridire le radici della crescita» dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

«Servono meno burocrazia, più coraggio nell’erogazione del credito e una visione meno restrittiva nella valutazione del merito creditizio, soprattutto per le piccole e medie imprese. Altrimenti, tra inflazione che rallenta troppo lentamente e investimenti che si contraggono, il motore produttivo del Paese si spegne. La politica monetaria deve fare la sua parte, ma è altrettanto necessario che il sistema bancario ritrovi il suo ruolo storico e sociale di leva per lo sviluppo» conclude Spadafora.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha rielaborato statistiche della Banca d’Italia, a maggio 2025, i prestiti concessi dalle banche italiane a imprese e famiglie residenti si sono attestati a 1.272,5 miliardi di euro, in leggera diminuzione rispetto ai 1.275,5 miliardi registrati a maggio 2024, con una contrazione pari a 2,99 miliardi di euro, equivalente a un calo dello 0,23%.

Il confronto con dicembre 2022, quando il totale dei prestiti ammontava a 1.327,6 miliardi, evidenzia un arretramento ben più ampio, pari a 55,1 miliardi di euro, ovvero il 4,15% in meno. Il quadro che emerge conferma una dinamica di rallentamento progressivo, legata tanto alla minore domanda quanto alla prudenza dell’offerta, in un contesto segnato da tassi ancora elevati e da uno scenario economico caratterizzato da forte incertezza.

Nel comparto delle imprese, il credito bancario complessivo si è ridotto da 611,2 miliardi di maggio 2024 a 599,2 miliardi di maggio 2025, con una perdita netta di 12 miliardi, pari a una flessione dell’1,96%. Il confronto con il 2022 è ancora più severo: i prestiti ammontavano allora a 647,0 miliardi, con una contrazione, in termini assoluti, di 47,9 miliardi e una variazione negativa pari al 7,40%. Scomponendo i dati per durata, si osserva che i finanziamenti a breve termine, cioè fino a un anno, sono cresciuti da 140,7 miliardi a 142,5 miliardi, con un incremento di 1,83 miliardi (+1,30%) su base annua, ma restano inferiori rispetto ai 145,4 miliardi di fine 2022, con una flessione di 2,9 miliardi pari al 2,00%.

I prestiti con durata compresa tra 1 e 5 anni risultano in deciso aumento: da 155,7 miliardi a 165,7 miliardi, pari a una crescita annua di 9,94 miliardi (+6,38%) e di 11,1 miliardi rispetto ai 154,5 miliardi del 2022 (+7,20%). In controtendenza, i prestiti oltre 5 anni sono scesi da 314,8 miliardi a 291,0 miliardi, con un calo annuo di 23,8 miliardi (-7,57%) e una contrazione di ben 56,1 miliardi rispetto ai 347,1 miliardi del 2022, pari a un crollo del 16,17%. Si tratta di un segnale chiaro: le imprese stanno abbandonando progressivamente il credito a lungo termine, puntando su forme più flessibili e temporanee, meno esposte al rischio di instabilità e più gestibili in termini di costo del capitale.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il credito alle famiglie, nello stesso arco temporale, ha mostrato una tenuta leggermente migliore, salendo da 664,3 miliardi di maggio 2024 a 673,3 miliardi di maggio 2025, con una crescita complessiva di 9,01 miliardi, pari a un +1,36%. Tuttavia, rispetto ai 680,6 miliardi del 2022, il saldo rimane negativo: mancano all’appello 7,2 miliardi, con una contrazione pari all’1,06%. All’interno di questa dinamica, si segnalano tendenze differenziate.

Il credito al consumo, sostenuto anche dalla diffusione delle vendite a rate e dalle piattaforme di credito digitale, è passato da 125,1 miliardi a 129,2 miliardi, registrando un aumento di 4,1 miliardi su base annua (+3,30%) e un incremento ancora più marcato, pari a 14,4 miliardi (+12,52%), rispetto ai 114,9 miliardi del 2022. I mutui per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti da 420,8 miliardi a 431,0 miliardi, in salita di 10,2 miliardi nell’ultimo anno (+2,43%) e di 4,0 miliardi rispetto ai 426,9 miliardi del 2022 (+0,95%).

Al contrario, i prestiti personali hanno registrato un deciso arretramento: da 118,4 miliardi del 2024 a 113,1 miliardi del 2025, con una perdita di 5,3 miliardi in dodici mesi (-4,51%) e un crollo di 25,7 miliardi rispetto ai 138,8 miliardi di fine 2022, pari a una flessione del 18,50%. Questi dati suggeriscono che le famiglie italiane continuano a fare ricorso al credito per sostenere i consumi, ma al tempo stesso tendono a ridurre l’indebitamento non finalizzato, preferendo forme più controllabili e coerenti con la capacità reddituale attuale.

Nel complesso, la contrazione dei prestiti pari a 55,1 miliardi in tre anni e a quasi 3 miliardi in dodici mesi conferma un indebolimento della dinamica creditizia nel Paese, più evidente nel settore produttivo, ma non assente in quello familiare. Si tratta di un segnale da non sottovalutare per la politica economica: un sistema produttivo che riduce l’accesso al credito di lungo termine e famiglie che ridimensionano i prestiti personali indicano un bisogno diffuso di stabilità, fiducia e condizioni più favorevoli per programmare investimenti e consumo. In questa direzione, il ruolo della politica monetaria e la capacità delle istituzioni di supportare l’economia reale restano determinanti.

 

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