Investire in salute: la Carta di Roma e l’alleanza dei medici europei


In un’Europa che invecchia, è necessario investire in salute. Non solo per tutelare un diritto, ma anche per costruire le basi del futuro. A sottolinearlo sono gli Ordini dei medici nazionali di Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna, che hanno preso carta e penna stilando la ‘Carta di Roma’. Un testo che chiede alle istituzioni del Vecchio Continente di essere lungimiranti e considerare davvero la salute un investimento strategico. 

Fra le proposte della Carta, una “clausola di resilienza sanitaria”, che consenta agli Stati membri dell’Ue di destinare risorse aggiuntive alla prevenzione e gestione delle malattie croniche, senza violare i parametri europei.

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La corsa al riarmo e la spesa per la salute

“I teatri di guerra in Europa, nel Medio Oriente e nel mondo hanno rimesso in moto la corsa al riarmo. Questo contesto internazionale e le nuove politiche americane – ha detto il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – portano sempre più i Paesi europei a dover aumentare le spese per la difesa. L’obiettivo fissato per i Paesi Nato è il 5% del Pil, per cui in Italia la spesa annuale passerebbe dagli attuali 45 miliardi a ben 145 miliardi nel 2035: una cifra superiore all’attuale spesa per la sanità pubblica, che nel 2024 è stata di circa 138,7 miliardi di euro. È forte la preoccupazione che la ricerca di queste risorse determinino inevitabilmente tagli o riforme strutturali in altri settori, o un forte aumento del debito pubblico”.

Il futuro del Ssn e la rivoluzione delle cure: parla Filippo Anelli (Fnomceo)

Ma l’Europa è tale anche grazie ai “principi che ne fanno una comunità e che ne rappresentano la vera essenza”, ha detto Anelli. E la salute, considerata un diritto fondamentale sancito dall’articolo 35 della Carta dell’Ue, è un “pilastro della coesione sociale e della sostenibilità economica. Ai cittadini europei, e ad ogni individuo presente in Europa, è riconosciuto il diritto alla tutela della salute in quanto persona e questo riconoscimento è diventato una caratteristica della nostra Unione”.

Insomma, la salute deve “essere considerata una priorità strategica per i nostri Paesi al pari della sicurezza, in equilibrio con i bisogni civili”.

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Le parole di Schillaci (che vedrà Giorgetti)

Per l’Italia il messaggio è chiaro: la prevenzione “è una priorità”. E rappresenta “davvero una svolta per il nostro sistema sanitario nazionale, per far sì che rimanga universalistico e gratuito per tutti”, ha assicurato il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine dell’incontro. “Dobbiamo ridurre il numero di malati futuri e possiamo farlo puntando sulla prevenzione. Su questo stiamo lavorando insieme al Mef e al ministro Giorgetti” perché la “sanità sia considerata finalmente un investimento e non più una spesa”.

I recenti Stati generali della prevenzione “sono stati un’occasione anche per ribadire la necessità di investire di più in questo ambito, andando oltre il 5% del Fondo sanitario nazionale”, ha aggiunto il ministro nel suo intervento al congresso dei medici. “Su questo stiamo lavorando con il Mef, anche facendo leva sulle nuove regole di bilancio europee, perché sono convinto che la prevenzione sia un investimento e non un costo per tutti gli Stati europei. Non dobbiamo dimenticare infatti che una popolazione sana è una popolazione attiva, che contribuisce alla ricchezza di tutta la società”.

Come riferisce Adnkronos Salute, Schillaci ha poi annunciato che vedrà Giorgetti, “come tutti gli anni” a fine luglio. “Non entro nel merito delle percentuali del Fondo sanitario da destinare a questo scopo, ma servono soldi per la prevenzione e per il personale”.

Il ministro della Salute Orazio Schillaci

Le proposte nella Carta

Dal canto loro i medici, custodi della salute dei cittadini, propongono di considerare davvero la spesa sanitaria come un investimento strategico per il futuro, in considerazione dell’impatto positivo sulla produttività, la coesione sociale e la sostenibilità fiscale.

L’appello a Consiglio e Commissione, in sede di negoziati sul piano di bilancio di medio termine, è quello di “introdurre una clausola di resilienza sanitaria che consenta agli Stati membri di destinare risorse aggiuntive alla prevenzione senza violare i parametri europei”, ha detto Anelli.

Una proposta forte anche dei risultati del 1° rapporto Fnomceo-Censis, aggiornato da Francesco Maietta, responsabile dell’Area Consumi, Mercati e Welfare del Censis: ogni euro di spesa sanitaria pubblica ne genera quasi due in valore della produzione. La spesa sanitaria, infatti, produce domanda per il sistema di imprese, Pil, occupazione di qualità, sviluppo e, anche, coesione sociale. Investire in sanità, quindi, è un modo per dare ‘benzina’ allo sviluppo economico e sociale.

Tra le altre proposte della “Carta di Roma”, l’invito agli Stati membri a prevedere nei piani di bilancio a medio termine programmi di investimenti sanitari; la richiesta alla Commissione europea di riconoscere la spesa in salute come un investimento strutturale nelle Raccomandazioni specifiche per ogni Paese. Ma anche il sostegno all’espansione del programma EU4Health, in modo che le risorse europee possano integrare quelle nazionali per rafforzare i sistemi sanitari.

I medici mettono nero su bianco un’attenzione particolare alla prevenzione, attraverso programmi di screening e alla gestione delle malattie croniche. Tema caldo, visto che
secondo i dati preliminari del rapporto HESRI2 (Health Equity Status Report) dell’Organizzazione mondiale della sanità presentati da Chris Brown (Capo dell’Ufficio Europeo dell’Oms per l’investimento in salute e sviluppo), nelle prossime decadi in Europa ci saranno due giovani ogni tre anziani, con un raddoppio degli ultra-ottantacinquenni, che diventeranno 65 milioni nel 2050. Un esercito bisognoso di cure.

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