Startup deep tech: come (e perché) stanno tornando a sedurre i venture capitalist


Dopo anni dominati dalle app software, il 2025 ha visto un’inversione di tendenza: le startup deep tech – che spaziano da robotica a quantum, biotecnologie e semiconductori – hanno catturato l’attenzione dei finanziatori. Nella prima metà dell’anno, le società AI hanno attratto il 53% degli investimenti globali, ma il settore del deep tech ha registrato una crescita ancor più rilevante, rappresentando il 6,7% delle preferenze dei VC in un sondaggio su trend 2025 .

Dietro questo ritorno vi è la necessità di infrastrutture e capacità sovranazionali: l’Unione Europea ha avviato programmi specifici per rafforzare quantum computing e AI, supportati da finanziamenti dedicati e fondi di scala-up per evitare la fuga verso gli Stati Uniti . Le nazioni europee stanno ora fronteggiando la sfida di trattenere innovatori ad alta specializzazione.

Nel 2024 gli investimenti in deep tech in Europa hanno toccato quota 15 miliardi di euro, pari a circa un terzo del venture globale nel Vecchio Continente. Solo in Svizzera, per esempio, i finanziamenti hanno superato i 1,9 miliardi di dollari, con stime per il 2025 che oscilleranno intorno ai 2,3 miliardi.

Le spinte che riaccendono l’interesse

L’intelligenza artificiale è il collante che unisce robotica, semiconduttori, space-tech e biotech. Le startup che integrano AI nei core tecnologici guadagnano valutazioni da 2 a 3 volte superiori alla media. Questo genera attenzione crescente da parte di investitori come Sequoia, a16z, SOSV, Andreessen Horowitz, Tiger Global e Softbank.

Il tentativo europeo di riempire il gap di finanziamento privato – ancora fermo attorno al 5% globale dei capitali per quantum – ha portato alla creazione di fondi pubblico-privati e programmi come Horizon Europe. Società come America’s Frontier Fund combinano capitale privato con garanzie governative per spingere la difesa, la biotech e il quantum.

Gli investitori sono attratti da startup deep tech dotate di roadmap credibili e collaborazione con centri di ricerca o aziende manifatturiere. Solo così, con solide pipeline industriali, questi progetti possono superare il gap di ingresso e competere con le platform economies tradizionali.

Il contesto italiano e i protagonisti europei

Il mercato italiano del venture ha visto una forte concentrazione su settori come AI, fintech, biotech e sostenibilità. L’accordo tra OpenAI e Cassa Depositi e Prestiti del 2024 testimonia l’interesse istituzionale a favorire la crescita delle imprese deep tech locali. Le start-up italiane sono chiamate a cogliere l’opportunità per conquistare capitali e mercato.

Nel Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia si trovano hub consolidati: Londra ha attratto 4,2 miliardi di euro in deep tech nel 2024, Parigi 3 miliardi, mentre la Svizzera ha puntato sul robotics e biotech. A ciò si somma il ruolo catalizzatore dei fondi locali come C4 Ventures in Francia e SOSV a livello continentale.

Tra le aree più promettenti emergono la fusion tech, la quantum computing e l’AI per infrastrutture resilienti: l’energia, i semiconduttori e la space-tech sono destinati a diventare frontiere concrete di investimento nel 2025.

Ostacoli e soluzioni nell’adozione deep tech

A differenza del software web, le startup deep tech richiedono cicli di sviluppo più lunghi e CAPEX elevati. I venture capitalist tradizionali spesso faticano a sostenere i tempi, ma recenti aggregazioni tra fondi di rischio e garanzie pubbliche mostrano che è possibile modularne la rischiosità.

Un’altra sfida è rappresentata dal reperimento di competenze ibride, che coniughino scienza e business. In ambienti più maturi, università e centri di ricerca offrono spin-off strutturati che facilitano l’ingresso al mercato, ma il processo italiano necessita ancora di consolidamento.

Con l’aumentare della concentrazione di capitale in settori come AI e quantum, emergono esigenze di vigilanza etica e inclusione: la governance della tecnologia diventa un tema cruciale, così come la diversità nei team e la trasparenza nei fini industriali .

Futuro: da nicchia a mainstream?

Nel 2025 ci si aspetta una crescita delle exit e M&A tra startup deep tech europee, spesso acquistate da grandi player USA o cinesi . Questo segnala maturità e una chance reale di scalare su scala globale.

Le startup che riusciranno a integrare ricerca, produzione e go-to-market concreto avranno la meglio: energie pulite per data center, AI industriale, quantum per sicurezza e diagnostica biotech sono destinazioni concrete per chi dimostra roadmap operative.

La combinazione tra Scale-Up Europe Fund, programmi Horizon, garanzie nazionali e fondi VC come America’s Frontier e C4 Ventures garantisce una base finanziaria per attrarre fondi privati, stimolare startup deep tech e trattenere capitali nel continente.



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