Due indagini, una stessa dinamica: aste e criminalità
Il legame tra aste giudiziarie e criminalità organizzata: le indagini in corso
Aste giudiziarie e criminalità organizzata: un binomio che torna sotto i riflettori.
Napoli e Avellino.
Due città, due inchieste distinte, un denominatore comune: la criminalità organizzata che mette le mani sulle aste giudiziarie.
Nel primo caso, si parla di una vera e propria rete legata alla camorra, con otto persone indagate per turbativa d’asta, minacce e pilotaggi.
A Napoli, l’inchiesta “Aste OK” ha fatto emergere un sistema in cui alcuni beni sarebbero stati manovrati per finire nelle mani “giuste”, a prezzi più che convenienti.
Nel secondo filone, ad Avellino, le indagini puntano su un nuovo fenomeno: l’interesse crescente della criminalità per il mercato delle aste immobiliari.
Non più solo droga: adesso le operazioni giudiziarie diventano la nuova frontiera del riciclaggio.
Perché le aste possono diventare un bersaglio della criminalità organizzata
Non è un caso se oggi le inchieste iniziano a guardare più da vicino il mondo delle aste giudiziarie.
Le aste sono regolate, pubbliche, strutturate.
Questo però non le rende impermeabili a chi, con strategia e malizia, prova a forzarne i meccanismi dall’interno.
Perché i beni finiscono all’asta quando c’è un fallimento, un pignoramento, una situazione complessa.. E dove c’è un vuoto, economico, legale, umano, qualcuno cerca sempre di infilarsi.
Oggi non serve più il passamontagna.
Oggi bastano offerte coordinate, mandati ben piazzati e presenze strategiche in aula.
Un meccanismo che, in mani sbagliate, può sembrare perfetto.
Come funzionava il sistema
Le inchieste di Avellino e Napoli raccontano lo stesso copione, con attori diversi.
Da un lato, imprenditori legati alla criminalità organizzata che si presentavano alle aste con mandati e procure già pronte.
Dall’altro, offerte coordinate, collegate tra soggetti che fingevano di competere ma in realtà agivano per far calare il prezzo e poi aggiudicare il bene a chi era già stato scelto.
Nel caso napoletano, emerge persino un’accusa di turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso.
Tradotto: minacce, intimidazioni, pressioni sugli altri partecipanti.
C’è chi ha fatto marcia indietro all’ultimo momento, chi ha ritirato l’offerta senza motivo, chi si è ritrovato fuori dal gioco senza neanche capire come.
E sai qual è la frase che torna sempre, quando leggiamo notizie così?
“Eh, ma tanto succede solo lì”
“Lì” dove, esattamente?
Nel Sud Italia? In certe stanze, certi uffici, certe città “complicate”?
In realtà non c’è un posto dove queste cose “succedono per natura”.
Pensare che sia una “questione di zona” è solo un modo per stare tranquilli.
Per dirsi: “da noi, queste cose non capitano”.
Ma è proprio questo il rischio: chi si convince che il problema è lontano, non lo vede quando arriva vicino.
E quando certi meccanismi si spostano, di qualche chilometro o di qualche scala di palazzo, nessuno se ne accorge.
Perché nessuno li stava davvero guardando.. E guardare è il primo vero gesto di responsabilità.
La verità è che queste cose non hanno accento.
Non hanno CAP.
Non hanno geografia.
Succedono dove non si guarda abbastanza.
Succede dove c’è poca luce. E la criminalità, se c’è buio, ci entra.
Ovunque.
Cosa dicono le indagini
Le inchieste sono ancora in corso.
A Napoli, otto persone risultano indagate per turbativa d’asta e minacce aggravate dal metodo mafioso.
Ad Avellino, l’attenzione si concentra su un sistema più silenzioso, ma altrettanto strategico: l’uso delle aste per reimpiegare capitali sospetti e aggirare controlli.
Non ci sono ancora condanne ma gli elementi raccolti (procure sospette, partecipazioni coordinate, pressioni), sono bastati per far scattare gli approfondimenti della Guardia di Finanza e della Direzione Distrettuale Antimafia.
E intanto, il messaggio arriva forte: le aste non sono fuori dal radar. Anzi, sono sempre più sorvegliate.
Le aste non sono il problema
Nessun allarmismo. Nessun mito da sfatare.
Solo un dato di realtà: le aste funzionano, ma vanno affrontate con metodo.
Non bastano intuito e coraggio.
Serve saper leggere, saper analizzare, saper scegliere.
Perché ogni immobile porta con sé una storia.. e a volte quella storia non è scritta solo nella perizia.
Il punto è tutto qui: non è l’asta in sé ad essere rischiosa, ma lo è partecipare senza sapere cosa guardare.
E chi si affida alle persone giuste, questo rischio lo disinnesca prima ancora di fare un’offerta.
Telefono:
Case Asta: 0305782700
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