Trump minaccia l’Europa: dazi sull’agricoltura al 17%. Pechino colpisce brandy e grappe


di
Valentina Iorio

Trump ha firmato 12 lettere relative ai dazi, che saranno inviate lunedì 7 luglio. Bruxelles: pronti all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente

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Donald Trump ricorre ancora una volta all’intimidazione nel tentativo di dettare le condizioni della trattativa con Bruxelles. Gli Stati Uniti questa volta minacciano di colpire le esportazioni agroalimentari europee con dazi del 17%, se l’Ue non concede alle aziende americane esenzioni dalle regole comunitarie e non riduce il suo surplus commerciale. Secondo il Financial Times i negoziatori statunitensi avrebbero avvertito il commissario al Commercio Maroš Šefcovic, durante gli incontri a Washington, e ieri la notizia è stata comunicata agli ambasciatori dei 27 Paesi membri.

I timori delle imprese agroalimentari

La nuova minaccia preoccupa le imprese del settore. «Auspichiamo si tratti di una boutade funzionale alla negoziazione», commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. «Ad ogni modo, restiamo fortemente critici anche verso l’ipotesi di dazi al 10%. L’Unione europea ha una capacità produttiva ancora inespressa. Per quanto riguarda l’agroalimentare, dobbiamo fare leva su questo. È tempo di stanziare un budget adeguato a sviluppare il nostro potenziale».




















































In arrivo lettere dagli Usa a 12 Paesi

Nella mattinata di ieri Trump ha annunciato che in questi giorni invierà delle lettere a 12 Paesi per informarli dei dazi che dovranno pagare. «Oscilleranno dal 60% o 70% al 10% e 20%», ha spiegato ai giornalisti, senza chiarire quali saranno i Paesi coinvolti. Il clima è di grande incertezza, ma la Commissione europea continuerà a negoziare. «Dopo aver discusso lo stato di avanzamento della questione con i nostri Stati membri, la Commissione si impegnerà nuovamente con gli Stati Uniti sul merito nel fine settimana», ha dichiarato ieri un portavoce dell’esecutivo Ue, aggiungendo che «sono stati compiuti progressi verso un accordo di massima». Ma l’esito delle trattative rimane incerto e Bruxelles si sta «preparando anche all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente».

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Meloni: «Abbiamo ricostruito un dialogo con gli Usa»

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al Forum in Masseria, pur ribadendo che la competenza sulla trattativa è in capo alla Commissione Ue, ha rivendicato per il governo italiano il merito di «avere ricostruito un dialogo che sembrava interrotto e ora è continuativo», sottolineando: «Da parte italiana abbiamo lavorato per fare in modo che il rapporto fosse certamente franco ma costante, teso a cercare di risolvere insieme i problemi».

I dazi cinesi su brandy e grappe

Ma quello con gli Usa non è l’unico fronte aperto per l’Unione europea. Ieri la Cina ha annunciato che a partire da oggi entreranno in vigore dazi antidumping fra il 27,7% e il 34,9% sulle importazioni di brandy e grappe dall’Ue. «È l’ennesimo caso di barriera tariffaria che riteniamo del tutto ingiustificata e rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione in uno scenario globale sempre più sotto attacco», sottolinea Giacomo Ponti, presidente di Federvini. «Nonostante l’attiva collaborazione prestata, le aziende italiane ed europee che hanno partecipato ai numerosi adempimenti legati all’indagine, dovranno affrontare un dazio pesante e penalizzante».
Non ci saranno dazi per tutte quelle aziende che si attengono agli impegni sui prezzi minimi per le esportazioni verso la Cina concordati con Pechino. Questi accordi salvano la maggior parte dei produttori francesi, tra cui Rémy Cointreau e Pernod Ricard, che hanno reputato meno penalizzante questa soluzione.


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