Tra instabilità globale e resilienza locale:lo stato dell’economia alle porte dell’estate 2025


Confartigianato fotografa un’Italia in bilico tra sfide internazionali, rincari e fragilità strutturali.
Per le imprese artigiane cremonesi, tra difficoltà e segnali di speranza, è il momento delle scelte decisive.

L’arrivo dell’estate porta con sé non solo temperature più alte, ma anche un innalzamento della tensione economica per le imprese italiane. Lo conferma il nuovo rapporto Luci e ombre alle porte dell’estate 2025, pubblicato da Confartigianato.
Un documento articolato, che analizza con attenzione l’evoluzione dei principali indicatori economici, le ricadute delle crisi geopolitiche e le conseguenze sulle micro e piccole imprese (MPI), con uno sguardo specifico anche ai territori, come quello cremonese.

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Il quadro macroeconomico è tutt’altro che rassicurante.
Le tensioni tra Israele e Iran, il conflitto ancora aperto tra Russia e Ucraina, le frizioni in India e Pakistan stanno determinando effetti a catena sul commercio globale. Sono 25 i Paesi coinvolti nei conflitti citati, che rappresentano quasi il 10% delle esportazioni del Made in Italy e il 40,7% dell’import italiano di energia. In particolare, l’instabilità nel Golfo Persico e il rischio di chiusura dello stretto di Hormuz fanno temere rincari drastici dell’energia: si ipotizza un incremento di 10 dollari al barile per il petrolio e di 10 euro per MWh sul gas. L’impatto stimato è una perdita dello 0,2% del PIL nel 2026.

Ma non è tutto: alle tensioni geopolitiche si aggiunge la guerra commerciale con gli Stati Uniti.
L’annunciata imposizione di dazi reciproci potrebbe far crollare l’export italiano oltreoceano fino al -10%, con gravi ripercussioni soprattutto per i settori ad alta specializzazione, che vedono negli USA un mercato di riferimento.

Secondo Confartigianato, l’Italia si conferma ancora una volta il Paese europeo con il costo dell’energia elettrica più alto per le piccole imprese, con uno scarto netto rispetto alla media UE.
Questa penalizzazione si traduce in un gap competitivo particolarmente dannoso per il nostro tessuto produttivo, caratterizzato da aziende con bassi consumi ma grande intensità di lavoro.

A complicare ulteriormente la situazione è la stretta creditizia in corso: la Banca d’Italia ha certificato un calo dei prestiti alle imprese del -1,5% su base annua, ma la riduzione per le piccole imprese tocca un drammatico -5,8%.
Una contrazione che, in assenza di misure correttive, rischia di compromettere le possibilità di investimento, innovazione e sviluppo proprio nei settori più dinamici.

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Nonostante tutto, il comparto manifatturiero italiano mostra una sorprendente capacità di resistenza.
Nel mese di aprile 2025, l’Italia ha registrato una crescita congiunturale della produzione industriale pari al +1,0%, mentre Germania e Francia segnavano ancora valori negativi. Un’inversione di tendenza importante, anche se non sufficiente a compensare il lungo periodo di rallentamento. Settori come la moda e la meccanica continuano a vivere una fase di crisi profonda: rispettivamente -10,5% e -3,7% di produzione nel 2024, con ordini ancora in calo nel primo quadrimestre 2025.

L’occupazione nel primo trimestre fa registrare un aumento dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, attestandosi al 62,5%. A spingere positivamente questo indice è l’occupazione femminile, che cresce del 2,1%. In un anno si registrano 432 mila occupati in più complessivamente e il tasso di disoccupazione cala ulteriormente al 7% nel primo trimestre 2025.

I settori in cui si attesta la maggior crescita occupazionale sono la manifattura, le costruzioni e i servizi, dove appare più chiaro il consolidarsi dell’occupazione.
Permangono però le difficoltà nel reperire manodopera qualificata, con difficoltà a trovare il 45,4% del personale ricercato.

Uno degli aspetti più incoraggianti della situazione attuale riguarda la sicurezza sul lavoro. Nei primi quattro mesi del 2025, il numero degli infortuni nel settore dell’artigianato è diminuito del 9,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In particolare, si evidenzia una riduzione del 10,3% degli infortuni “in itinere” e dell’8,9% in occasione di lavoro. Anche i dati sugli infortuni mortali, seppur ancora da consolidare, mostrano un andamento stabile. Segnali che confermano l’impegno costante degli artigiani per la prevenzione e la tutela della salute dei lavoratori.

L’export complessivo per l’Italia si trova in una situazione di ripresa, con una crescita del 3% nel settore manifatturiero.
Questa dinamica, però, non riguarda le PMI, che invece si trovano a dover affrontare un calo dell’1,3%, prevalentemente dovuto al crollo del settore moda, che segna un -5,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Questi risultati sono dovuti alle difficoltà di esportazione nei due mercati principali: la Germania e gli USA. In Germania si è registrata una ripresa rispetto allo scorso anno, passando dal -4,9% al +5,3% attuale, ma con un crollo importante nell’esportazione di macchinari Made in Italy.

Questo report – spiega Stefano Trabucchi, presidente di Confartigianato Imprese Cremona – ci restituisce una fotografia realistica: le micro e piccole imprese continuano a fare la loro parte, tra mille difficoltà. Ma serve di più. Non possiamo più permetterci che le PMI paghino prezzi più alti per l’energia, accedano con più difficoltà al credito e siano escluse dalle grandi strategie di sviluppo nazionale ed europeo. Dobbiamo agire adesso, rafforzando gli strumenti di sostegno, accelerando la spesa del PNRR e investendo seriamente nell’innovazione delle imprese artigiane. È da qui che può ripartire il Paese“.

Stefano Trabucchi, presidente di Confartigianato Cremona

Il territorio cremonese, da sempre ricco di competenze artigiane e manifatturiere, risente delle stesse dinamiche nazionali. Ma può anche vantare un tessuto imprenditoriale coeso, capace di innovare e guardare oltre le difficoltà. Le sfide poste dalla transizione ecologica, dall’internazionalizzazione e dalla digitalizzazione sono anche opportunità per chi saprà coglierle con coraggio e lungimiranza. Con il sostegno delle istituzioni locali, delle associazioni di rappresentanza e di una comunità che crede nella propria vocazione produttiva, Cremona può trasformare le ombre di oggi in nuove luci per il futuro.

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