Le prospettive del Pnrr a un anno dalla scadenza


Nelle ultime ore il governo ha rivendicato due importanti risultati riguardanti il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Da un lato lo sblocco dei fondi legati della settima rata, attesi dallo scorso dicembre. Dall’altro l’invio della richiesta di pagamento dell’ottava rata legata al completamento di ulteriori 40 scadenze. Si tratta certamente di risultati di rilievo, tuttavia non si deve dimenticare il fatto che il rispetto del cronoprogramma è stato possibile solo a seguito di plurime revisioni del piano italiano. Inoltre, a febbraio 2025, risultava speso appena un terzo delle risorse assegnate al nostro paese. Il lavoro da fare in termini di realizzazione degli interventi quindi è ancora molto. Tanto che lo stesso ministro italiano con delega al Pnrr Tommaso Foti, ha annunciato una ulteriore revisione del piano in autunno.

Nonostante queste difficoltà, l’Italia è ad oggi uno dei paesi Ue più avanti nella realizzazione del proprio Pnrr. Molti stati infatti stanno incontrando degli ostacoli nell’attuazione. Proprio per questo motivo, lo scorso 18 giugno il parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui si esorta la Commissione a valutare la possibilità di estendere per ulteriori 18 mesi il recovery and resilience facility (Rrf). Ovvero lo strumento finanziario che alimenta i piani nazionali di ripresa e resilienza.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Finora l’ipotesi di sforare la scadenza del 2026 è stata considerata un tabù. E in effetti la Commissione europea in una comunicazione di inizio giugno, pur evidenziando i ritardi, aveva ribadito come questo limite temporale fosse inderogabile.

Per attuare pienamente il dispositivo per la ripresa e la resilienza e coglierne i benefici, è necessaria un’accelerazione significativa dell’attuazione da parte degli Stati membri. L’attuale ritmo di attuazione non è sufficiente a garantire il conseguimento di tutti i traguardi e di tutti gli obiettivi entro agosto 2026 e l’erogazione dell’intera dotazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza entro la fine del dispositivo nel 2026.

Quali sono quindi le prospettive per il Pnrr a un anno dalla sua conclusione? È lo stesso organo presieduto da Ursula von der Leyen a indicare alcune possibili soluzioni (da adottare entro e non oltre la fine dell’anno).

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

In sintesi, si cerca di andare nella direzione della massima efficacia possibile nell’erogazione dei fondi assegnati e nella realizzazione degli interventi finanziati. Potenzialmente anche a costo di dover rinunciare almeno in parte alle ambizioni iniziali. Nel caso del Pnrr italiano, ad esempio, le famose 3 priorità trasversali che avrebbero dovuto portare a una riduzione dei divari territoriali, di genere e generazionali.

La Commissione ha suggerito agli stati membri di contribuire al programma europeo di difesa con i fondi Pnrr inutilizzati.

Ciò potrà avvenire attraverso diverse soluzioni. Tra queste: la rinuncia a una parte dei fondi presi in prestito; il definanziamento delle misure più indietro; il dirottamento di una parte dei fondi inutilizzati verso altre forme di investimento comunitarie. Quest’ultima opzione risulta particolarmente rilevante. Tra le varie possibilità vi è infatti anche quella di contribuire al futuro programma europeo per l’industria della difesa.

Alla luce di queste indicazioni e del delicatissimo contesto internazionale in cui ci troviamo, l’attenzione sul Pnrr e, più in generale, su tutte le politiche pubbliche di investimento, sia europee che nazionali, deve rimanere molto alta.

Pnrr, lo stato dell’arte a livello Ue

L’attuazione dei Pnrr sta scontando difficoltà in tutta l’Ue, non solo in Italia. Da questo punto di vista alcune informazioni sono fornite dalla già citata comunicazione della Commissione. Altre sono reperibili sull’apposito portale.

Come noto, l’impostazione del Rrf prevede un modello cosiddetto performance based. Ciò significa che l’erogazione dei fondi assegnati ai diversi stati è condizionata al raggiungimento di determinati traguardi e obiettivi (le cosiddette scadenze). Da questo punto di vista possiamo osservare che, sulla base dei dati contenuti nel documento della Commissione, al 4 giugno restavano ancora da erogare circa 335 miliardi di euro (di cui circa 154 in sovvenzioni e 180 in prestiti). Considerando che l’ammontare complessivo del Rrf è di circa 650 miliardi, ne consegue che a poco più di un anno dalla conclusione dei piani nazionali oltre la metà delle risorse deve ancora essere erogata.

51,5%  la quota di risorse Rrf ancora da erogare ai singoli stati.

Su questo fronte sappiamo che l’Italia ha già ottenuto 122 miliardi di euro sui 194,4 miliardi assegnati (pari al 62,7%). Sappiamo inoltre che nelle scorse ore la Commissione ha dato il via libera all’erogazione dei fondi legati alla settima rata per un ammontare complessivo di 18,3 miliardi di euro. A ciò si aggiunge che il governo ha presentato la richiesta di pagamento dell’ottava rata per circa 12,8 miliardi. Da questo punto di vista quindi il nostro paese è tra quelli con la quota di risorse già ricevute più alta.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Anche dal punto di vista delle scadenze da conseguire la situazione è piuttosto complessa in quasi tutti gli stati europei. In base ai dati della Commissione, allo stato attuale i vari paesi devono ancora presentare la documentazione relativa al completamento di oltre 4.300 traguardi e obiettivi sui 7.105 totali. Ciò significa che nel complesso le scadenze ancora da conseguire sono circa il 68%. Andando a vedere più nel dettaglio, la quota di scadenze già completate più elevata è quella riportata dalla Francia (82%). Seguono Danimarca (57%), Germania (54%) ed Estonia (49%). Italia e Lussemburgo si trovano entrambe al 43%.

L’Italia non ha il primato per quanto riguarda il rapporto tra scadenze già completate e il totale di quelle previste.

Questo dato non tiene conto delle situazioni riguardanti la settima e l’ottava rata. Dando per acquisiti i traguardi e gli obiettivi relativi al secondo semestre del 2024 (il governo italiano ha dato l’annuncio ma l’ok definitivo ancora non risulta dalle pagine web ufficiali della Commissione al momento della pubblicazione di questo articolo), l’Italia salirebbe al 54% di scadenze già completate. Un risultato certamente importante se paragonato a quello di molti altri stati membri ma che comunque non le vale il primato. Nemmeno considerando, cosa da non dare assolutamente per scontata, che la Commissione valuti positivamente quanto fatto per le scadenze del primo semestre del 2025.

GRAFICO

Visualizza

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

DA SAPERE

La mappa riporta la percentuale di milestone e target ancora da completare (più è scuro il gradiente di colore maggiore è la quota di scadenze ancora da completare). In alcuni casi è presente una quota di scadenze il cui giudizio da parte delle istituzioni europee è “sospeso”. In 2 casi invece (Lituania e Romania) alcune scadenze sono state dichiarate ufficialmente come non conseguite. La percentuale in questi casi è stata portata a 1 per motivi di arrotondamento. Per tale motivo, in questi casi specifici, la somma del livello di completamento di milestone e target è superiore al 100%. Relativamente all’Italia, il dato presente sul portale non tiene ancora conto dello sblocco delle risorse legate alla settimana rata. Ciò non è stato preso in considerazione per permettere un confronto con la stessa data di aggiornamento fra tutti gli stati membri.

Per 8 paesi (Belgio, Romania, Austria, Polonia, Cipro, Bulgaria, Ungheria e Svezia) la quota di scadenze da completare risulta ancora superiore al 70%. La Spagna, secondo principale beneficiario dei fondi Rrf, riporta una quota di scadenze ancora da completare pari al 69%.

Ritardi nei pagamenti e costi di gestione

In base al documento della Commissione, i ritardi nell’attuazione si riflettono nel recente rallentamento delle erogazioni. Secondo Bruxelles infatti la prima metà del 2025 ha registrato un netto rallentamento. In un momento in cui sarebbe invece necessaria un’ulteriore accelerazione.

I ritardi accumulati stanno generando costi finanziari aggiuntivi per l’Ue.

I ritardi accumulati da molti stati membri nella presentazione delle richieste di pagamento stanno generando costi finanziari aggiuntivi per l’Unione europea. Questo perché la Commissione ha anticipato l’assunzione di prestiti sui mercati dei capitali sulla base dei calendari previsti. I fondi già raccolti e destinati al Rrf rimangono quindi temporaneamente bloccati e inutilizzati. Questa situazione comporta il pagamento di interessi crescenti e costi di gestione della liquidità, che vanno a gravare sul bilancio dell’Ue, riducendo l’efficienza complessiva dello strumento e la disponibilità di risorse per altre priorità.

È probabilmente anche per questo motivo che Bruxelles è così restia a un’eventuale proroga del Rrf.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Le modifiche ai piani nazionali

Il quadro sin qui delineato comporta che, a meno di improbabili proroghe, tutte le richieste di pagamento e le prove necessarie per la loro valutazione, dovranno essere presentate entro il 30 settembre 2026. Per lasciare tempo sufficiente all’attuazione e alla valutazione delle richieste, la Commissione ha esortato quindi gli stati membri ad adottare eventuali revisioni dei piani quanto prima. In ogni caso, entro la fine del 2025.

Gli Stati membri dovrebbero riesaminare integralmente i rispettivi PRR quanto prima per garantire che tutti i traguardi e gli obiettivi possano essere attuati entro il termine del 31 agosto 2026. Dovrebbero essere mantenute nei piani soltanto le misure di cui è certa la piena attuazione entro tale termine. Le misure per cui ciò non può essere garantito dovrebbero essere eliminate per evitare il disimpegno di ingenti importi di fondi del dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Attualmente l’Italia è tra gli stati membri che hanno già inviato il maggior numero di proposte di revisione (5) insieme a Belgio, Irlanda e Spagna. Per quanto riguarda l’Italia inoltre una sesta revisione del piano italiano è stata annunciata dal ministro Foti. Da notare che tutti i paesi hanno presentato almeno 2 richieste di modifica (a riprova delle difficoltà nell’attuazione) e che molti sono ancora in attesa del via libera dell’ultima richiesta di revisione inviata. Si trovano in questa condizione 11 stati Ue tra cui anche Spagna e Germania.

GRAFICO

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

Visualizza

FONTE: Elaborazione Openpolis su dati Commissione europea
(consultati: lunedì 23 Giugno 2025)

Quali prospettive per il Pnrr

Alla luce del quadro delineato quali sono quindi le prospettive per evitare di perdere una parte dei fondi? In generale, la Commissione europea ha incoraggiato gli stati membri a rivedere in maniera mirata i propri piani. Adottando una strategia più flessibile e pragmatica, in linea con le reali capacità di esecuzione.

Una delle opzioni suggerite è quella di potenziare le misure che stanno già mostrando buoni risultati, ampliandone la portata nei casi in cui vi sia una domanda elevata o emergano performance superiori alle aspettative iniziali. Nel caso italiano ad esempio, come abbiamo evidenziato in passato, l’erogazione di risorse attraverso incentivi alle imprese e crediti d’imposta ha permesso di velocizzare notevolmente le procedure. Tanto che alcune misure, come transizione 4.0 e Superbonus risultano già completate.

A questo proposito la Commissione stessa ha rimarcato il potenziale rappresentato da strumenti finanziari e regimi di sovvenzione in grado di attrarre capitali privati. In questo senso una parte delle risorse del Pnrr potrà anche essere trasferita al comparto nazionale del fondo InvestEU. Le risorse trasferibili possono arrivare fino al 4%, a cui può aggiungersi un ulteriore 6% per le misure che contribuiscono agli obiettivi della piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (Step). Il traguardo finale del Pnrr in questo caso sarebbe l’approvazione di tutte le operazioni di investimento entro il 31 agosto 2026.

La Commissione suggerisce agli stati membri di rinunciare a una parte delle risorse della componente di prestiti.

Parallelamente, gli interventi finanziati con sovvenzioni che risultano non più realizzabili potranno essere rimossi senza intaccare il valore complessivo delle risorse a fondo perduto. Inoltre, per gli stati membri che hanno fatto ricorso anche alla componente a prestito del dispositivo, sarà possibile ricalibrare la dotazione finanziaria spostando alcuni interventi dal comparto dei prestiti a quello delle sovvenzioni.

La Commissione in questo caso quindi suggerisce implicitamente di rinunciare a una parte delle risorse assegnate sotto forma di prestito. Come noto l’Italia ha deciso di richiedere il massimo delle risorse che avrebbe potuto prendere, vale a dire circa 122,6 miliardi. Al momento non è prevista una rimodulazione in questo senso, tuttavia non è da escludere che questa ipotesi possa essere presa in considerazione.

Un’ulteriore possibilità riguarda i progetti di ampia scala (come le grandi opere infrastrutturali) che, pur rimanendo strategici, non potranno essere completati entro la scadenza del dispositivo. In questi casi, si suggerisce di suddividere gli interventi, mantenendo nel Pnrr solo le componenti realmente realizzabili entro i termini previsti. Le restanti parti potranno essere portate avanti con risorse nazionali o mediante il ricorso ad altri strumenti dell’Unione, come i fondi strutturali. La parte che continuerà a essere finanziata nell’ambito del Rrf dovrebbe costituire un investimento a sé stante nel Pnrr. Gli elementi “mantenuti” però non dovrebbero essere limitati a fasi intermedie quali la pubblicazione di un bando di gara.   

Una delle opzioni è dirottare una parte dei fondi del Pnrr nel settore della difesa.

Infine, ma non certo per importanza, la Commissione ha aperto anche alla possibilità di utilizzare parte dei fondi per rafforzare il ruolo delle banche e degli istituti di promozione nazionali. Attraverso conferimenti di capitale mirati, questi enti potranno espandere la propria operatività in settori chiave come la transizione energetica, la decarbonizzazione industriale, la sicurezza e la difesa. In quest’ottica, sono considerate ammissibili anche forme di contributo volontario al futuro programma europeo per l’industria della difesa (Edip) e ai programmi dell’Ue per le comunicazioni satellitari, come Iris2 o Galileo. Ciò purché gli investimenti ricadano concretamente a beneficio dello stato membro contribuente e siano coerenti con le priorità comuni europee.

Alla luce del quadro delineato possiamo concludere che le ambizioni trasformative del Pnrr sembrano essersi ridimensionate in maniera significativa. Oggi, l’obiettivo primario è evitare il disimpegno delle risorse e salvare il piano dal rischio di fallimento. In questa corsa contro il tempo, anche settori come la difesa diventano opzioni di investimento legittime e appetibili pur di non perdere i fondi. Proprio per questo, diventa ancora più cruciale continuare a monitorare con attenzione l’effettivo utilizzo delle risorse e la coerenza delle scelte rispetto agli obiettivi dichiarati.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Governo (licenza)



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contributi e agevolazioni

per le imprese