I fondi pensione scommettono pochissimo sull’economia italiana.
Circa il 19% dei 243 miliardi di patrimonio. E ancora di meno sulle aziende italiane: più o meno 5 miliardi, sommando obbligazioni e azioni. Una quota residuale – circa mezzo miliardo di euro – nei cosiddetti fondi di investimento alternativi (FIA), principalmente di tipo mobiliare. Sarà per la peculiare struttura del tessuto industriale italiano, la limitata capitalizzazione del mercato finanziario nazionale e il posizionamento dell’industria dell’asset management nazionale che, nel confronto internazionale, si colloca su posizioni marginali. La recente Relazione annuale della Covip – la Commissione di Vigilanza sui Fondi pensione – fotografa una situazione che era nota, e che sembra destinata a restare immutata nel tempo. E concorda con gli esiti della recente relazione della Commissione bicamerale sugli Enti previdenziali, presieduta dall’onorevole Alberto Bagnai. Il neo-presidente della Covip, Mario Pepe, ha provato a individuare qualche segnale positivo: «Nonostante il quadro delineato, il settore mostra attenzione alle tematiche connesse all’investimento nel sistema Paese. Un numero crescente di fondi pensione, in particolare fondi negoziali, stanno includendo nei loro portafogli titoli non quotati e fondi cosiddetti alternativi, di private equity, di private debt e infrastrutturali, spesso attraverso iniziative congiunte. Tali strumenti, nel rispetto del principio della diversificazione e degli spazi consentiti dalla normativa, possono offrire prospettive di rendimento soddisfacenti, rendendo possibile, al tempo stesso, il contributo al sostegno dell’attività produttiva delle imprese nazionali». Segnali deboli per la verità. È vero che 24 su 33 fondi pensione negoziali hanno investimenti in FIA nei loro portafogli, ma per valori assai modesti. Nell’ultima assemblea di Assofondipensione il peso complessivo di tali strumenti era stimato nel 2,4% sul totale di 73 miliardi che costituisce il patrimonio finanziario dei fondi pensione negoziali. Circa 1,7 miliardi di euro, comprendendo le aziende italiane e quelle straniere. «La composizione degli investimenti delle forme di previdenza complementare riflette le scelte degli iscritti in termini di esposizione al rischio – come si legge nella Relazione della Commissione Bagnai – Infatti, agli iscritti vengono generalmente offerte diverse linee di investimento, ciascuna caratterizzata da una diversa combinazione di rischio e rendimento atteso». Si usa pertanto distinguere tra forme previdenziali garantite, obbligazionarie, bilanciate e azionarie, in base al diverso peso dell’esposizione obbligazionaria e azionaria sul portafoglio complessivo. Non tutti gli enti previdenziali offrono prodotti su tutte e quattro le linee di investimento: a esempio, circa un terzo dei fondi negoziali non offre prodotti sui comparti azionari. Questa scelta si riflette poi sui rendimenti sviluppati per gli iscritti. Bassa propensione al rischio vuol dire rendimenti modesti, più o meno in linea con il Tfr. La previdenza complementare sconta una legislazione troppo prudente – che suggerisce l’iscrizione di default con linee garantite, per definizione con rendimenti assai contenuti, spesso peggiori di quanto offre il Tfr – e una gestione degli asset in linea con questa propensione. «L’incidenza della componente domestica riflette la spiccata diversificazione internazionale degli investimenti delle forme pensionistiche, le cui gestioni sono spesso ancorate a benchmark di portafoglio nei quali il peso assegnato alle azioni e alle obbligazioni societarie italiane è assai modesto» aggiungeva Mario Pepe nelle sue Considerazioni alla Relazione annuale Covip. Un circolo vizioso: investimenti prudenti per gli iscritti, asset allocation coerentemente prudente, sostanziale distanza dal mercato dei capitali, tanto più da quello dei FIA, soprattutto per le imprese italiane. E l’economia non ringrazia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link