Frode milionaria, quindici arresti della finanza


Una frode milionaria resa possibile, secondo la Guardia di finanza di Firenze, grazie all’esistenza di una consorteria criminale «altamente qualificata» operante in sei regioni e attiva anche in provincia di Frosinone. Ben 15 le misure cautelari, tre in carcere e 12 ai domiciliari, e decine gli indagati, tra cui anche un cassinate con attività sia nella città martire che a Ceprano. L’inchiesta – che ha preso le mosse da approfondimenti investigativi e di polizia economico-finanziaria nei confronti di imprese caratterizzate dalla sistematica compensazione delle imposte dovute – ha puntato a smantellare una presunta organizzazione attiva prevalentemente tra Firenze, Prato e Salerno grazie a un’operazione coordinata dalla Dda della procura fiorentina che ha portato all’esecuzione di numerose perquisizioni locali e personali. Una organizzazione con ramificazioni strutturate: a operare sarebbero stati «soggetti qualificati nel campo contabile, dediti alla sistematica acquisizione di società la cui finalità era quella di porre in essere indebite compensazioni di debiti tributari tramite l’utilizzo di crediti fiscali fittizi connessi a inesistenti attività di “Ricerca e Sviluppo” formalmente rese da “cartiere” prive di una reale struttura aziendale idonea a fornire tali servizi e a operare».

Richiesta non solo la partecipazione di figure imprenditoriali, ma anche di professionisti, esperti contabili e di un ingegnere. I reati contestati ai coinvolti includono, a vario titolo, l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni esistenti e indebite compensazioni fiscali, con un danno stimato per l’erario pari oltre 11 milioni di euro.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Le minacce
Gli inquirenti hanno ipotizzato l’esistenza di una strutturata associazione per delinquere dotata di basi logistiche – anche a Cassino e a Ceprano – rapporti gerarchici, un linguaggio convenzionale, eguali misure di sicurezza nonché di una suddivisione dei compiti tra gli associati. «Il capo e promotore della stessa è risultato disposto a minacciare imprenditori di assoldare killer per ucciderli qualora non avessero inteso acconsentire al coinvolgimento delle loro imprese nel sistema di frode – hanno spiegato dalla procura – Il gruppo criminale, avvalendosi dell’indispensabile ausilio di una vasta serie di sodali ai quali erano demandati specifici compiti operativi (come commercialisti e ragionieri) è risultato incline alla creazione di più di una società “cartiera” nel settore dei trasporti, logistica, servizi, facchinaggio, informatica». Non solo. Oltre all’indebita compensazione dei contributi previdenziali e delle imposte con crediti fiscali inesistenti afferenti ad altrettanto fittizi investimenti in ricerca e sviluppo, un’ulteriore specifica finalità di lucro dell’organizzazione sarebbe risultata legata «al mercato delle attività e dei beni volti a contrastare il diffondersi del virus pandemico. Attraverso l’emissione di false fatturazioni, alcune società avrebbero ottenere benefici economici garantiti dallo Stato, sotto forma di crediti d’imposta, relativamente alle attività di sanificazione ambientale, quale misura di contenimento al diffondersi della pandemia».

Documenti ineccepibili
Il lavoro per rendere «l’operatività delle società coinvolte e la documentazione fraudolenta formalmente ineccepibili» è stato certosino. Oltre all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e alla monetizzazione in contanti da conti correnti esteri delle somme transate sui canali bancari per il formale pagamento, le indagini svolte hanno permesso di ricostruire come «i progetti di “Ricerca e Sviluppo”, afferenti l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale, blockchain, progetti olografici, prodotti biodegrabili e biocompatibili nei processi produttivi, siano stati predisposti “a tavolino” e con grande cura da un ingegnere salernitano – organizzatore del sodalizio e figura “autorevole” per conferire validità scientifica ai progetti – con il continuo confronto con un commercialista pratese. Quest’ultimo impegnato nel predisporre bilanci fittizi per garantire che i parametri previsti dalla normativa che conferisce agevolazioni fiscali alle start up venissero rispettati. L’intestazione delle società a prestanome, a cui veniva anche conferita la legale rappresentanza, perseguiva il fine di evitare che le stesse fossero riconducibili al capo dell’organizzazione, già gravato da precedenti di polizia per reati economico-finanziari».



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