Dazi, Grant Thornton: le aziende del mid-market restano resilienti e investono nel tech


Secondo l’ultimo International Business Report (IBR), realizzato dal network di consulenza internazionale Grant Thornton, nel secondo trimestre del 2025 continua a calare la fiducia delle imprese del mid-market, a seguito delle ultime strategie nella politica commerciale messe in atto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’indagine, che ha coinvolto oltre 2.500 dirigenti di aziende del mid-market nel mondo, evidenzia un calo dell’ottimismo su scala globale di due punti percentuali, dal 73% al 71%. In Italia al contrario, l’ottimismo torna a risalire segnando un +4% (dal 58% al 62%); questa tendenza si manifesta, seppur in maniera più lieve, anche in Europa che acquista un punto percentuale, passando dal 61% al 62%.

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Nonostante l’attuale fase di negoziazione sui dazi statunitensi, che prevede uno stallo di 90 giorni fino alla scadenza del 9 luglio, resta alto il livello di preoccupazione degli imprenditori a causa delle ultime iniziative dell’amministrazione Trump sul fronte commerciale che aprendo a scenari incerti minano la fiducia delle imprese. L’incertezza economica si conferma così il vincolo alla crescita più citato dagli imprenditori intervistati, registrando un aumento di cinque punti percentuali al 60%, in Europa cresce del +3% (dal 47% al 50%) e in Italia aumenta di un solo punto percentuale (al 51%). Guardando ai timori più diffusi a livello globale, sono tre le principali fonti di preoccupazione indicate dai responsabili delle imprese per la crescita del business: l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche (+5%, dal 48% al 53%), le preoccupazioni relative alle catene di approvvigionamento che hanno raggiunto il livello record del 49% (in aumento di un solo punto percentuale) e i timori su una possibile carenza di ordini (+4%, dal 46% al 50%).

La crescita e l’internazionalizzazione

Nonostante il sentiment di sfiducia diffuso, i leader aziendali del mid-market non si aspettano attualmente impatti sulle performance di redditività delle loro aziende: anzi, il 66% prevede di aumentare i ricavi nei prossimi 12 mesi (stabile rispetto al 1° trimestre). Si allineano a questa tendenza anche l’Europa, dove il dato cresce dell’1% (dal 61% al 62%), e l’Italia (dal 54% al 55%). Una percentuale leggermente inferiore, ma comunque alta, del 63% (stabile sul 1° trimestre), prevede un aumento della redditività (in Europa si passa dal 55% al 57% e in Italia dal 48% al 51%), mentre il 54% stima un aumento dei prezzi di vendita (in Europa è stabile al 53% e scende invece in Italia dal 49% al 45%), percentuale che rimane, anch’essa, invariata. Questo fenomeno denota la forte capacità di adattamento e la resilienza costante del mercato globale del mid-market. Il clima di incertezza sta influenzando anche le prospettive di internazionalizzazione del segmento delle medie imprese, con una percentuale di leader aziendali che prevede una diminuzione delle esportazioni per i prossimi 12 mesi in calo di tre punti percentuali (dal 53% al 50%). In Europa il dato è in controtendenza (+3%, dal 46% al 49%), mentre l’Italia registra un leggero calo (-1%, dal 42% al 41%). Diminuisce anche il numero di imprenditori che si aspetta una crescita dei ricavi dai mercati internazionali (-4%, dal 52% al 48%). Trend in discesa anche per l’Europa (-1%, dal 47% al 46%) e l’Italia (-3%, dal 46% al 43%).

Tuttavia, la percentuale di aziende che desidera espandersi in nuovi mercati è rimasta invariata al 48%, in Europa cresce lievemente (+1%, dal 44% al 45%), mentre in Italia registra un forte aumento (+9%, dal 39% al 48%), così come la quota di aziende che prevede di aumentare il numero di dipendenti sui mercati internazionali, che si mantiene stabile al 40% (anche in Europa il dato resta invariato al 38%, mentre in Italia aumenta del +6%, dal 33% al 39%).

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Le strategie

Proprio come i governi del mondo si concentrano ora sugli accordi commerciali con Trump e su nuove alleanze strategiche, così i leader delle aziende del mid-market stanno indirizzando i loro sforzi nel ripensare la propria attività in chiave tecnologica, mostrando una forte propensione verso l’innovazione e la tecnologia. L’IT rimane l’area di investimento principale, in cui il 68% dei leader aziendali prevede di aumentare la spesa nei prossimi 12 mesi (stabile rispetto al 1° trimestre). In Europa si assiste ad un aumento di un punto percentuale (dal 62% al 63%) e in Italia, al contrario, a una lieve diminuzione (dal 56% al 52%). L’IA è la categoria dove si concentreranno maggiormente gli investimenti secondo il 67% degli intervistati, seppur in calo di due punti rispetto al trimestre precedente, e lo stesso vale anche per i leader europei al 64% e italiani al 53%.

Al contrario, gli investimenti nelle risorse umane sono scesi di tre punti percentuali al 59%, la prima volta in due anni. In Europa il dato rimane invariato al 51%, mentre in Italia le aziende si mostrano più ottimiste, passando dal 44% al 51%. Anche le aspettative sull’occupazione calano di tre punti, con il 53% dei leader aziendali che prevede di assumere nuove risorse nei prossimi 12 mesi. L’Europa mostra una tendenza opposta, in aumento di tre punti, dal 46% al 49%, e segue la stessa scia l’Italia con una crescita dal 40% al 43%.

La tendenza delle aziende globali a investire in tecnologia, a scapito degli investimenti nelle persone, è ulteriormente evidenziata da un aumento di due punti degli investimenti in ricerca e sviluppo al 60% (in Europa si passa dal 49% al 55% e in Italia dal 46% al 54%) e da un aumento di un punto degli investimenti in impianti e macchinari al 52% (in Europa dal 46% al 47% e in Italia dal 48% al 43%); questi dati si confrontano con un forte calo di quattro punti (al 51%) degli investimenti nei luoghi di lavoro (in Europa resta stabile al 43% e in Italia diminuisce dal 44% al 37%).

Aumentano su scala globale anche gli investimenti in sostenibilità che crescono di un punto al 56% (la media europea è stabile al 52% e quella italiana è invece in rallentamento dal 49% al 44%), segno che, nonostante i recenti cambiamenti normativi, come il pacchetto Omnibus dell’UE, le aziende continuano a vedere nella sostenibilità una sfida strategica prioritaria per la crescita.

Il commento

Sante Maiolica (in foto), ceo della divisione Financial Advisory Services di Grant Thornton Italia, commenta: “La nostra analisi evidenzia come, in risposta alla rapida evoluzione delle politiche protezionistiche, molte aziende stiano già adottando misure per mitigare l’impatto delle nuove decisioni sui dazi e per diversificare i propri mercati di riferimento. Questo contesto di volatilità ed estrema incertezza impone alle aziende di ridisegnare le proprie strategie, come la riorganizzazione delle catene di fornitura, l’esplorazione di nuovi mercati, lo sviluppo di pratiche sostenibili e la trasformazione dei modelli di business grazie alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. In tempi di stravolgimenti commerciali, infatti, diventa ancora più urgente per le imprese mostrarsi maggiormente competitive sui mercati internazionali e, in questo senso, l’intelligenza artificiale può rappresentare una leva imprescindibile per continuare a innovare, aumentare la produttività e competere”.

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