Il mare è troppo caldo, acqua oltre i 28 gradi: “I moscioli stanno morendo”


Minuscoli moscioli che sino a poche settimane fa ricoprivano gran parte degli scogli, un segno di speranza che era visto con un certo e cauto ottimismo, che però ora va in frantumi dopo che da tre settimane continuative la temperatura dell’acqua è salita oltre i 28 gradi centigradi. Un limite che i mitili non riescono ad affrontare e quindi muoiono. Quei pochi che riescono a sopravvivere sono solo a certe profondità dove l’acqua resta più fredda. Lo scorso anno la temperatura elevata dell’acqua si era riscontrata tra la fine di luglio e i primi di agosto, quando raggiunse i 32 gradi con la conseguente moria di moscioli, quest’anno l’evento si è manifestato ancor prima, tanto che ci si chiede cosa potrà succedere le prossime settimane.

“La chiusura della pesca non salverà il mosciolo selvatico di Ancona e Portonovo in quanto risorsa ittica perché non è la pesca a far morire il mosciolo ma l’acqua troppo calda – afferma Angelica Palumbo portavoce dei mosciolinari –. La sua esistenza è come quella di un frutto che cresce su una pianta. Se lo si raccoglie, la pianta darà frutto anche il prossimo anno. Se lo si lascia sul ramo, marcisce, cade al suolo e il prossimo anno l’albero non darà più frutti o se li darà saranno molti meno”.

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I pescatori chiedono da tempo i ristori in caso di inattività. Va ricordato che l’inizio della pesca era stata rinviato dal 15 maggio al 15 giugno e poi ancora al 1 luglio. Questo in attesa di conoscere i contenuti dei decreti sui ristori approvati dal Masaf. Che dopo aver ha accolto la richiesta della Regione Marche ha emanato un decreto contenente un bando di 5 milioni di euro per le imprese di piccola pesca che nel 2024 hanno subito una riduzione del fatturato, minimo del 30% a causa dei cambiamenti climatici. Un bando per le imprese di Marche, Abruzzo e Puglia. Le aziende di pesca del mosciolo selvatico potranno partecipare al bando che non può essere ovviamente esclusivo per i moscioli. Nello stesso decreto c’è un secondo bando di altri 5 milioni per il 2026 sulla riduzione del fatturato subita nel 2025.

“Sono bandi che ancora oggi non sappiamo a chi saranno rivolti, ne a quanti tipologie di pesca, ne il relativo indennizzo previsto. Se va bene sarebbero erogati alla fine dell’anno. Intanto queste persone devono mangiare e mantenere le proprie famiglie nonché pagare le tasse come imprese. I ristori possono salvare queste famiglie dal collasso. Non si tratta di imprenditori ma micro imprese, al massimo hanno un dipendente. La risorsa ittica sta morendo e noi puntiamo a salvare le imprese dei mitili che hanno estremo bisogno di poter sopravvive. Non hanno un’altra attività da poter fare. Vivono di questo lavoro e alcuni hanno più di cinquant’anni. Dopo anni e anni di duro lavoro sott’acqua cosa si mettono a fare? Cosa possono trovare? Il nostro è un appello affinché giungano i ristori per loro”.

Lunedì pomeriggio si riunirà nuovamente la Consulta regionale della Pesca convocata dall’assessore regionale Antonini anche perché il rinvio, deciso lo scorso maggio, termina proprio il 1 luglio.

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