BARI – Nel 2024 l’economia pugliese ha registrato una crescita del PIL dello 0,5%, segnando un deciso rallentamento rispetto all’anno precedente e rimanendo al di sotto sia della media del Mezzogiorno (0,9%) che di quella nazionale (0,7%). È quanto emerge dal rapporto “Economie regionali, l’economia della Puglia” elaborato dalla Banca d’Italia, presentato questa mattina a Bari.
Secondo il report, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in Puglia dello 0,7%, ma i consumi sono aumentati solo dello 0,2%, segno di una domanda interna ancora debole. Nel 2023 la spesa media mensile delle famiglie pugliesi si è attestata attorno ai 2.000 euro, circa il 30% in meno rispetto alla media nazionale.
L’industria pugliese ha mostrato segnali di ristagno (-0,2%), frenata sia dal contesto globale incerto che dalla fragilità della domanda interna. Gli investimenti delle imprese sono rimasti sostanzialmente stabili, nonostante una riduzione del costo del credito, mentre il comparto delle costruzioni ha continuato a crescere con un +1,2%, anche se con un’intensità minore rispetto agli anni precedenti. La diminuzione del ricorso al Superbonus ha colpito le opere private, mentre le opere pubbliche hanno beneficiato dei fondi del PNRR.
Nel settore terziario, la crescita si è fermata allo 0,4%. A pesare è stato il calo dei consumi che ha colpito in particolare il commercio, mentre il turismo ha registrato un incremento significativo con arrivi e presenze in crescita rispettivamente dell’11% e dell’8,5%.
Sul fronte bancario, il numero degli sportelli attivi è sceso di altre 18 unità, portandosi a quota 916. In compenso, il credito concesso a famiglie e imprese ha segnato un aumento dello 0,4%, intensificatosi fino allo 0,9% nei primi tre mesi dell’anno. I depositi bancari sono aumentati del 2,2%, con una crescita dell’1,9% per le famiglie e del 3,2% per le imprese.
Uno degli aspetti più innovativi analizzati dal rapporto riguarda l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro. Tra il 2019 e il 2023, in Puglia il 48% dei lavoratori risulta altamente esposto agli effetti dell’AI, un dato inferiore alla media nazionale (53%). Il settore più vulnerabile è quello dei servizi, escluso il turismo, mentre tra i laureati il tasso di esposizione raggiunge circa l’80%, salendo al 92% tra gli studenti universitari. Il comparto dei servizi avanzati pesa per l’11% degli occupati, con una crescita del 17% tra il 2019 e il 2022, concentrata soprattutto nelle aree urbane, in particolare nell’area metropolitana di Bari, dove ICT e consulenza mostrano una maggiore incidenza.
A commentare i dati è stata Luciana di Bisceglie, presidente di Unioncamere Puglia, che ha invitato a non fermarsi ai numeri congiunturali, ma a sviluppare una visione di lungo periodo. «Le imprese pugliesi vogliono crescere e creare occupazione, ma serve un’intesa comune tra istituzioni, lavoratori e imprenditori», ha dichiarato. Secondo Di Bisceglie, puntare solo su turismo e terziario non basta: occorre rafforzare manifattura e investimenti produttivi, migliorare i livelli retributivi e incentivare i consumi. «Non possiamo continuare ad aspettare che “passi la nottata” – ha concluso –. Serve una Puglia più moderna, integrata e orientata al futuro».
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