In un’Italia che guarda al futuro, ma spesso arranca nel presente, ci sono 128 startup e PMI innovative che stanno già cambiando le regole del gioco. Si chiama Reach the Goals il nuovo report di Cariplo Factory, che mappa con precisione chi, oggi, sta lavorando concretamente per rendere reali gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030.
Si tratta della quarta tappa di un percorso avviato nel 2020, che ha già raccontato la risposta delle startup italiane alla pandemia (Startup vs Covid-19), celebrato la leadership femminile con Pow(h)er Generation, e indagato la sostenibilità con Sustainability Waves. Oggi l’attenzione si concentra su chi sta costruendo – tecnicamente, industrialmente, strategicamente – un futuro sostenibile, non a parole ma nei mercati.
128 realtà, un unico obiettivo: rendere la sostenibilità un motore economico
Le imprese selezionate per il report rappresentano una fotografia nitida e ambiziosa dell’innovazione italiana. Giovani – oltre la metà fondate dopo il 2021 – tecnologicamente mature (il 70% ha già ottenuto certificazioni o brevetti) e orientate all’internazionalizzazione. Operano prevalentemente nel B2B (70%), ma non mancano iniziative rivolte al pubblico e alla PA. Una su quattro lavora su più segmenti contemporaneamente, a conferma della natura trasversale delle tecnologie sviluppate.
Dove puntano le startup italiane? I SDG più presidiati
Tre sono gli obiettivi su cui si concentra l’impegno maggiore:
- Consumo e produzione responsabili (Goal 12) – selezionato dal 20% delle aziende.
- Salute e benessere (Goal 3) – 16%.
- Lotta al cambiamento climatico (Goal 13) – 13%.
Seguono, con percentuali a doppia cifra, Imprese, innovazione e infrastrutture (Goal 9) e Città e comunità sostenibili (Goal 11). Meno attenzionati i goal più “sistemici” come Pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16) e Partnership per gli obiettivi (Goal 17), spesso difficili da tradurre in modelli di business economicamente sostenibili.
Tra agritech, femtech e AI medica: quando l’innovazione incontra la vita reale
Le startup protagoniste del report sono attive in una pluralità di settori:
- Agritech: tecnologie per il risparmio idrico e il monitoraggio agricolo.
- Energia: soluzioni geotermoelettriche e automazione per impianti rinnovabili.
- Sociale e salute: poliambulatori accessibili nelle grandi città, femtech per la menopausa, AI per la diagnosi polmonare.
- Cultura e turismo sostenibile: piattaforme per scoprire itinerari alternativi e app per esplorare opere d’arte in alta risoluzione.
- Foodtech: strumenti portatili per rilevare glutine nei piatti dei ristoranti.
- Materiali sostenibili: arredi zero rifiuti e nuovi materiali ricavati da scarti (come i tappi di sughero in Sardegna).
- Spazio e telecomunicazioni: progetti di mini-satelliti per comunicazioni a lungo raggio.
Tante le startup nate nel Sud Italia, poi migrate al Nord per sviluppare il proprio business, attratte da un ecosistema più ricettivo per capitali, network e opportunità. Il 64% ha oggi sede al Nord, ma le idee, i founder e l’energia imprenditoriale sono distribuiti molto più equamente.
Donne founder: pochi numeri, ma segnali di cambiamento
Il 63% delle imprese è stato fondato da team solo maschili, solo il 9% da team completamente femminili. Tuttavia, un dato incoraggiante è rappresentato dalla quota crescente di team misti (28%), un segnale di apertura e inclusione in un settore tradizionalmente sbilanciato.
Le startup fondate da team femminili o misti sono in particolare protagoniste nei settori acqua pulita (Goal 6), consumo responsabile (Goal 12) e – prevedibilmente – parità di genere (Goal 5).
Bandi e finanziamenti: ancora troppi gli “autofinanziati”
Solo il 30% delle imprese ha avuto accesso a bandi dedicati alla sostenibilità. Al Sud la percentuale scende al 20%, e lo stesso vale per le aziende fondate da sole donne. Il divario è netto soprattutto nelle fasi iniziali: tra pre-seed e seed, meno di un terzo ha ottenuto sostegni pubblici. Migliore la situazione per le startup in early stage.
Alcuni goal risultano particolarmente trascurati dai finanziamenti pubblici: Città sostenibili (Goal 11) e Cambiamento climatico (Goal 13), con l’80% delle aziende coinvolte che dichiara di non aver ricevuto alcun sostegno.
Acceleratori sì, e chi misura l’impatto vince più premi
Più positivo il quadro sui programmi di incubazione e accelerazione, a cui ha partecipato quasi l’80% delle imprese. In particolare, chi opera in ambito salute e benessere (Goal 3) è quasi sempre passato da un percorso strutturato. Meno coinvolte le imprese attive su energia pulita (Goal 7) e clima (Goal 13).
Interessante anche il dato sulla misurazione volontaria dell’impatto: oltre l’80% delle startup che hanno realizzato un bilancio di sostenibilità o report SDG ha ricevuto premi e riconoscimenti, contro circa il 70% di chi non ha monitorato il proprio impatto. In sintesi: misurare (bene) paga.
Chi investe e cosa cerca il mercato
Il 70% delle imprese mappate ha già ricevuto almeno un round di investimento. Le più finanziate sono quelle attive su:
- Imprese e innovazione (Goal 9): quasi 90%.
- Salute e benessere (Goal 3): 80%.
- Città sostenibili (Goal 11): 57%.
Quattro su cinque sono oggi alla ricerca di nuovi capitali. Il 20% punta a raccogliere oltre un milione di euro, un altro 25% oltre mezzo milione. A guidare gli investimenti, al Centro acceleratori e incubatori, al Nord si aggiungono con più forza business angel, VC e corporate venture capital.
“L’open innovation è la chiave” – Il commento di Cariplo Factory
“Le startup italiane stanno offrendo soluzioni reali per colmare il gap sugli SDG”, ha dichiarato Riccardo Porro, COO di Cariplo Factory. “Parliamo di realtà giovani, dinamiche, con brevetti, tecnologie testate e una visione chiara. Ma affrontare sfide complesse come quelle legate al clima o al consumo responsabile richiede qualcosa in più: lavorare in filiera, fare open innovation, costruire ponti tra competenze e settori”.
Il report, patrocinato dalla Commissione Europea e sostenuto da realtà come B4i, SheTech, InnovUp e LifeGate Way, è il frutto di una metodologia consolidata in oltre 100 progetti: call pubblica, selezione, survey e analisi dei dati, per offrire non solo numeri ma anche actionable insights.
Un messaggio chiaro per investitori, istituzioni e imprese
L’Italia non è priva di innovatori, ma ancora troppo spesso li lascia soli. Reach the Goals ci mostra che, dove l’ecosistema funziona – tra investimenti, incubazione, e una cultura del monitoraggio dell’impatto – nascono aziende capaci di crescere, innovare e generare valore. E, magari, cambiare il Paese.
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