Piano Mattei: Padre Albanese, Africa soffre debito con privati


“Cosa dire della vexata quaestio del debito pubblico africano? In termini assoluti, il totale non è alto: si parla di 1.800 miliardi di dollari, rispetto ad esempio ai 3.000 miliardi dell’Italia. Eppure, 8 Paesi su 9 in situazione di “stress finanziario”, secondo il Fondo monetario internazionale, sono africani. La situazione è diventata pressoché ingestibile da quando i governi africani hanno sostituito il debito multilaterale a basso costo e lungo termine con un debito verso creditori privati — assicurazioni, banche, fondi di investimento, fondi di private equity — molto più oneroso e a breve termine. Con il risultato che il debito in quanto tale è stato finanziarizzato e il pagamento degli interessi è oggi inscindibilmente legato alle attività speculative sui mercati internazionali”. Lo afferma Padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali e dell’Ufficio per la Cooperazione Missionaria del Vicariato di Roma.
Ieri la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva affermato sul debito dei Paesi africani, al termine del vertice sul piano Mattei: “Stiamo lavorando a un’iniziativa concreta per affrontare la questione del debito delle nazioni africane, tema centrale per lo sviluppo del continente che, se non affrontato adeguatamente, rischia di vanificare tutti gli altri sforzi. L’iniziativa prevede di convertire nei prossimi 10 anni l’intero ammontare del debito per le nazioni meno sviluppate, secondo i criteri della Banca Mondiale, e di abbattere del 50% quello delle nazioni a reddito medio basso. L’intera operazione nei dieci anni ci permetterà di convertire in progetti di sviluppo da attuare in loco circa 235 milioni di euro di debito”. Padre Giulio Albanese, che oggi ha diretto all’Università Lateranense un corso di formazione missionaria, rimarca che il problema principale per i Paesi africani è il debito contratto con i privati: “In questo contesto, la finanza speculativa considera inaffidabile un Paese pesantemente indebitato, e di conseguenza lo costringe a pagare più caro il denaro: almeno 4 volte di più di quanto pagano i Paesi economicamente avanzati. È evidente che non si tratta semplicemente di ridurre o cancellare il debito, trattandosi di una questione sistemica che andrebbe affrontata a livello internazionale. E qui l’Italia potrebbe svolgere un prezioso ruolo negoziale. Il Piano Mattei, nella sua scrittura, non dovrebbe prescindere da queste considerazioni. Altrimenti come sarà possibile pretendere di aiutarli a casa loro?”.
“Almeno concettualmente – conclude Padre Giulio Albanese, commentando il Piano Mattei del Governo italiano – suona bene parlare di sviluppo al posto di mero assistenzialismo, anche se poi è importante ribadire che un modello come quello evocato dalla Presidente del Consiglio potrà affermare l’agognato cambiamento in Africa a condizione di modificare quei meccanismi della finanza speculativa e del commercio internazionale che in questi anni hanno generato sofferenze a tutti i Paesi a basso reddito”. (AGI)
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