Il ruolo strategico del commercialista nell’era dell’AI


L’intelligenza artificiale non sostituisce il commercialista, ma ne amplifica le capacità: efficienza e qualità dei servizi al centro della trasformazione. Il ruolo del commercialista sta attraversando un’evoluzione senza precedenti. Da semplice tecnico dei numeri, si sta trasformando in consulente strategico per imprese e clienti, in grado di guidare le decisioni con strumenti sempre più evoluti.

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Questo cambiamento profondo è stato fotografato dallo studio “IA & Commercialisti: nuove frontiere della Professione”, promosso da TeamSystem in collaborazione con l’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.

Alla base di questa evoluzione c’è l’intelligenza artificiale, oggi presente – o in procinto di essere implementata – in due studi su tre. L’AI consente ai professionisti di gestire in modo più rapido e preciso grandi volumi di dati, automatizzando processi operativi e amministrativi, ma soprattutto liberando tempo prezioso da dedicare alla consulenza di alto livello.

Il valore aggiunto dell’AI

Non a caso, tra i benefici percepiti, spiccano l’aumento dell’efficienza operativa e la possibilità di offrire servizi personalizzati a valore aggiunto. È proprio questa dimensione consulenziale a segnare il cambio di passo: il commercialista non è più solo colui che gestisce le scadenze fiscali, ma un partner strategico in grado di fornire analisi, previsioni, piani di sviluppo.

A confermare questa trasformazione è anche il dato secondo cui il 77% dei commercialisti considera le competenze legate all’AI fondamentali per restare competitivi nel mercato della consulenza. Un cambiamento che passa anche dalla formazione, con il 59% degli studi pronti a investire nell’aggiornamento continuo del proprio team.

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Tuttavia, ci sono ancora ostacoli da superare. Il principale è la mancanza di competenze adeguate, indicata dal 52% di chi non ha ancora adottato strumenti basati su AI. Seguono i costi, considerati elevati dal 43% dei professionisti, e le perplessità sull’affidabilità delle tecnologie (41%).

In parallelo, emergono nuove priorità nelle competenze richieste: oltre alla padronanza degli strumenti di intelligenza artificiale (75%), si affermano le conoscenze informatiche (54%) e le competenze in materia di privacy e sicurezza (34%). Un mix che delinea un nuovo profilo professionale, capace di coniugare rigore contabile, padronanza tecnologica e visione consulenziale.

Tutto questo richiede una revisione profonda del modello di studio professionale. Le attività operative, una volta centrali, vengono sempre più affidate a soluzioni automatizzate, mentre il valore dello studio si misura nella capacità di interpretare i dati, orientare le strategie aziendali, affiancare l’imprenditore nelle decisioni cruciali.

In questa trasformazione, il ruolo dell’AI è quello di potenziatore. Non sostituisce il commercialista, ma ne amplifica le competenze, trasformando il modo di lavorare. I clienti, sempre più esigenti, chiedono tempi rapidi, report comprensibili, supporto concreto. L’AI, se ben integrata, consente di rispondere a queste aspettative.

(Pubbliredazionale)





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