Se s’inceppa la Giustizia civile, si rallenta anche l’economia. Lo scenario è decisamente allarmante: dal 2019 al 2023 la durata dei processi è diminuita solo 17%. A livello mondiale siamo al 52° posto – secondo quanto certificato dal World Justice Project- perfino più indietro di Uruguay, Ruanda e Kazakistan.
La valutazione della posizione in classifica: “Le sentenze arrivano con ritardi ingiustificati e per questo siano agli ultimi posti del mondo. Inoltre non vi è la certezza che vengano rispettate e applicate”.
Un passo in avanti è stato comunque fatto perché fino al 2018 la durata media dei processi era di sette anni. Tempi assolutamente non in linea con le esigenze delle aziende per la risoluzione dei contenziosi: oggi si fa in tempo a fallire prima che arrivi la sentenza.
A condannare la giustizia italiana sono due fattori: le sentenze sono pronunciate con ritardi ingiustificati e per questo siano agli ultimi posti del mondo: al 107° su 142. Il secondo fattore è dato dalla mancanza di certezze che le pene vengano rispettate e applicate: 114° posto su 142.
Almeno l’applicazione della Giustizia civile in Italia non giudicata discriminatoria (37° posto su 142), ma nemmeno troppo influenzata da interventi governativi impropri (49° su 142). Le nazioni modello sono quelle del Nord Europa: la Danimarca è al primo posto da Norvegia, Svezia e Olanda.
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